“È una questione di quando, non di se”, spiega Tedros Ghebreyesus, numero uno dell’Oms. Che poi aggiunge: “Il mondo non è pronto e potrebbe ripetere gli stessi errori”.
Una nuova pandemia potrebbe emergere in un futuro neanche troppo remoto. A lanciare l’allarme è stato Tedros Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha spiegato: “È una questione di quando, non di se“. Un annuncio simile era già stato fatto dal numero uno dell’Oms nel 2018, due anni prima del dilagare del Covid. La patologia che innescherà la prossima pandemia, per adesso, viene chiamata Malattia X, ed è stata al centro di alcune discussioni anche nel corso dell’ultimo Forum Economico Mondiale di Davos.
Se il SARS-CoV-2 si è dimostrato un virus estremamente efficace nel replicarsi in diversi ospiti, ma con una letalità contenuta, la prossima pandemia potrebbe essere innescata da un virus fino a 20 volte più letale di quello scoperto in Cina alla fine del 2019. Questo ipotetico virus, al momento, è sconosciuto, ma i sistemi sanitari di tutto il mondo devono essere in grado di affrontarlo in caso di epidemie. Per rendere l’intero Pianeta pronto ad affrontare una nuova emergenza, occorre giocare d’anticipo ed è per questo che 300 esperti sanitari dell’Oms stanno studiando da oltre un anno diversi patogeni, virus e batteri ancora poco conosciuti, che hanno il potenziale di diffondersi nell’uomo.
La prima Malattia X, ha spiegato Ghebreyesus, è stata senza dubbio il Covid-19. Ma non è escluso che nel corso delle nostre vite non dovremmo affrontarne di altre. Secondo gli esperti sanitari, molto probabilmente il patogeno della Malattia X sarà ancora una volta un virus respiratorio, che forse sta già circolando in diverse specie animali ma che non ha ancora compiuto il salto di specie che gli consente di trasmettersi all’uomo. Molto dipenderà dal rapporto tra l’uomo e le altre specie animali, come dimostra la storia delle epidemie dell’ultimo secolo, e il tutto rientra nella prospettiva della One Health, cioè l’approccio medico secondo cui tutte le specie, compresa quella umana, sono fortemente interconnesse dal punto di vista della salute e non solo.
L’importante, raccomandano le massime autorità sanitarie mondiali, è rendere il sistema globale pronto. Evitando gli errori commessi con il Covid-19, un virus efficace nella trasmissione ma infinitamente meno letale della cosiddetta influenza spagnola che nel 1918 colpì un mondo decisamente meno globalizzato e interconnesso di quello odierno. Occorre prepararsi al peggior scenario possibile, quello di un virus altamente contagioso e letale al tempo stesso.
Ghebreyesus ha annunciato che l’Oms sta partecipando ad iniziative per finanziare gli Stati in modo da non rendere i piani pandemici solo parole su carta, per investire nello sviluppo di vaccini a m-RNA in modo da renderli disponibili anche ai Paesi più poveri e per migliorare la comunicazione tra i diversi Stati sul piano della cosiddetta sorveglianza collaborativa.
Secondo diversi esperti sanitari, finanziare la sanità pubblica e i sistemi di sorveglianza epidemiologica potrebbe non bastare. Serve anche una certa trasparenza politica e un certo rigore nel divulgare le informazioni ai cittadini: la pandemia è diventata presto uno scenario di battaglie politiche e ideologiche, che in diversi Paesi hanno portato ad una certa diffidenza nei confronti delle comunicazioni ufficiali da parte delle autorità sanitarie. L’Italia, in tal senso, non ha fatto eccezione.
Queste, finora, le indicazioni dell’Oms e degli esperti sanitari di tutto il mondo. Ghebreyesus, però, è realista e spiega che allo stato attuale il mondo resta impreparato per la prossima pandemia, nonostante il trattato internazionale sulla preparazione e sulla risposta pandemica sottoscritto a Ginevra nel dicembre 2021. Ma quando arriverà la prossima pandemia? È difficile se non impossibile dirlo, ma la virologa Ilaria Capua ha ricordato che dal 1900 a oggi si sono succedute ben tre pandemie influenzali, prima del virus della SARS e dell’altro coronavirus che ha diffuso in tutto il mondo il Covid-19. Occorre essere preparati come se una nuova pandemia arrivasse già domani, e occorre tornare a quelle abitudini tipiche dell’emergenza Covid, in primis mascherine e lavaggio delle mani. Un gesto semplice e praticamente ovvio ma che, spiega sempre Ilaria Capua, “già adesso si fa di meno“.