Macri. A Roma all’interno del grande complesso del Bioparco un interessante polo attrattivo ed educativo per scolaresche e famiglie: il MACRI un vero e proprio Museo dei crimini ambientali.
Tra i crimini ambientali rientrano molteplici attività illecite: dalla deforestazione incontrollata (un affare da 50-150 miliardi di dollari annui) al traffico di animali protetti (7-23 miliardi); dallo sfruttamento intensivo delle risorse marine (la pesca illegale vale 11-23 miliardi) a quello delle miniere di metalli e materie prime (12-48 miliardi); dalle frodi legate ai carbon credit, le quote consentite di emissioni di CO2 in atmosfera, allo scellerato smaltimento irregolare dei rifiuti tossici che, nel solo sud est asiatico, frutta ben 3,75 miliardi di dollari annui (10-12 miliardi in tutto il mondo).
La normativa sui reati ambientali introdotta nel 2015 nel codice penale sta dando i suoi frutti. A confermarlo sono i numeri del Rapporto Ecomafia 2018, il documento redatto da Legambiente che dal 1994 svolge attività di ricerca, analisi e denuncia del fenomeno in collaborazione con le forze dell’ordine, i magistrati e il Cresme.
I numeri del rapporto Ecomafia 2018 mostrano i passi da gigante fatti grazie alla nuova normativa: in un anno sono stati effettuati 158 arresti per i delitti di inquinamento ambientale, disastro e omessa bonifica, con ben 614 procedimenti penali avviati, 538 ordinanze di custodia cautelare, 11.027 sequestri e 76 inchieste per traffico organizzato di rifiuti. Ed è proprio quest’ultimo il settore dove si registra il numero più alto di illeciti, in particolar modo con finte operazioni di trattamento e riciclo. Tra le tipologie di rifiuti predilette dai criminali svettano i fanghi industriali, le polveri di abbattimento fumi, i RAEE, i materiali plastici, gli scarti metallici (ferrosi e non), carta e cartone.
Il nostro Paese rappresenta, uno dei più importanti mercati di prodotti ed articoli derivati da specie animali e vegetali, il cui giro di affari, a livello internazionale, è stimato nell’ordine di 260 miliardi di euro l’anno. Il contrasto ai traffici illegali di specie selvatiche e il controllo di legalità delle filiere produttive e dei commerci che impiegano tali specie sono gli obiettivi principali che il Corpo forestale dello Stato si pone quale Autorità preposta. Nel 2011 sono stati effettuati quasi 60 mila accertamenti, di cui 58 mila sono state verifiche in ambito doganale e oltre millecinquecento i controlli sul territorio nazionale. Sono stati inoltre posti sotto sequestro più di 1.200 animali vivi, tra cui grandi felini, scimmie, pappagalli, rapaci rari, pitoni, testuggini e coralli.
Non è una sorpresa che nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso sia stato verbalizzato il 44 per cento del totale nazionale di infrazioni. La Campania è la regione in cui si registra il maggior numero di reati ambientali (4.382 che rappresentano il 14,6% del totale nazionale), seguita dalla Sicilia (3.178), dalla Puglia (3.119), dalla Calabria (2.809) e dal Lazio (2.684).
L’aumentata attività di contrasto è però conseguenza anche dell’incremento degli illeciti ambientali in Italia, cresciuti del 18,6 per cento rispetto al 2016, con un fatturato complessivo di 14,1 miliardi di euro (+9,4%) a causa della lievitazione nel ciclo dei rifiuti, nelle filiere agroalimentari e nel racket animale.
Con queste premesse e questi scenari, il primo Museo Ambiente e Crimine (MACRI) realizzato grazie alla collaborazione con il Corpo forestale dello Stato, focalizza l’attenzione sui principali crimini ambientali: dal commercio illegale della fauna e della flora in via d’estinzione all’inquinamento, dagli incendi boschivi al bracconaggio.
Federico Coccia, il Presidente della Fondazione Bioparco: “I crimini ambientali rappresentano il terzo tipo di reati dopo armi e droga per giro di denaro. Ragione per cui, diventa fondamentale educare le giovani generazioni all’importanza della tutela delle biodiversità e dell’immenso patrimonio ambientale presente nel nostro paese. Soprattutto in un momento così delicato dal punto di vista del cambiamento climatico”.
Maggiori informazioni: http://www.bioparco.it/museo-ambiente-e-crimine-danilo-mainardi-m-a-cri/