Home Agricoltura Lingua Blu, centinaia di casi in Sardegna. Allevatori in ginocchio

Lingua Blu, centinaia di casi in Sardegna. Allevatori in ginocchio

pecore lingua blu

Torna l’incubo lingua blu in Sardegna. 360 focolai sparsi nell’isola, 94 confermati, 266 attendono conferma. Oltre mille i capi deceduti. Una situazione che Coldiretti definisce di “proporzioni devastanti”.

I principali focolai della malattia, denominata ufficialmente Febbre catarrale degli ovini e ormai endemica nell’isola, si trovano nel Sulcis, nel Nuorese e nell’Oristanese, ma tutta l’isola è interessata dall’epidemia. Dei 5 diversi sierotipi presenti nell’isola il più diffuso al momento è il sierotipo 3.

Cos’è la lingua Blu

Come riportato sul sito del ministero della Salute si tratta di una malattia infettiva non contagiosa per l’uomo trasmessa da insetti causata da un orbivirus. Esistono 27 sierotipi della malattia che colpisce prevalentemente ovini. I capi si contagiano attraverso la puntura degli insetti vettore che una volta infettati rimangono capaci di contagiare per tutta la vita. Sintomo caratteristico dell’infezione è la fuoriuscita della lingua ingrossata e cianotica dell’animale, che dà il nome alla malattia. Gli animali colpiti possono avere degli aborti o morire per le conseguenze dell’infezione.

Non esiste una terapia per la lingua blu, si possono solo alleviare i sintomi e vaccinare i capi. Restrizioni alla movimentazione dei capi sensibili sono imposte per restringere il numero dei contagi.

Il vaccino

La vaccinazione protegge per un singolo sierotipo ma non esiste un vaccino per ogni singolo sierotipo in circolazione. La vaccinazione ha lo scopo di creare una barriera di animali resistenti al virus per bloccarne la diffusione.

Gli appelli inascoltati

La morte di numerosi capi e i blocchi alla circolazione di questi finalizzati a bloccare i contagi causano ingenti danni agli allevatori. Da tempo Coldiretti Sardegna aveva chiesto alla Regione un piano di vaccinazioni e di sostegno per l’acquisto di antiparassitari da parte degli allevatori.

Battista Cualbu e Luca Saba, Presidente e direttore Coldiretti Sardegna, hanno dichiarato a L’Unione Sarda: “(Una situazione) inaccettabile, considerati gli appelli e le richieste che avevamo fatto alla Regione quest’anno, a partire da febbraio evidenziando, già allora, come le alte temperature e la siccità ormai imminente stavano facendo crescere la preoccupazione per quanto si prospettava in estate, invece di avere pronto un piano efficace e un fondo apposito per queste situazioni, visto che da oltre vent’anni si ripete questa piaga, tutto resta irrisolto. Cambiano i colori politici al governo ma nulla cambia: questa situazione è imbarazzante».

Nell’Oristanese il sierotipo più diffuso è il 3. Due focolai da sierotipo 3 sono stati individuati a Narbolia e a San Vero Milis. Ma nei prossimi giorni si attende il responso dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise su altri 64 allevamenti in provincia di Oristano. Come previsto dalla circolare messa dal Servizio di Sanità animale, le movimentazioni degli animali di specie ovina provenienti dai 44 comuni interessati dovranno ottenere un’autorizzazione previa e saranno subordinate al rispetto di misure atte a ridurre il rischio di contagio. I mezzi di trasporto dovranno essere disinfettati mentre gli animali dovranno essere macellati entro 24 ore dall’arrivo al macello.