L’Europa proverà a fermare Temu, AliExpress e Shein, i colossi del fast fashion

Un tentativo da parte dell’UE che fa ben sperare. Ecco come verrà fermata l’ascesa dei brand di fast fashion, la moda low cost.

L’Unione Europea ha proposto nuove leggi che imporrebbero dazi doganali più pesanti sulle importazioni a basso costo. Questa iniziativa fermerebbe Temu, AliExpress e Shein, colossi del fast fashion che, con costi di spedizione bassi, convenienti sia per le aziende che per i clienti, hanno trovato la chiave del loro successo. Non hanno fatto i conti, però, con le questioni etiche legate al lavoro forzato o sottopagato, e con quelle ambientali legate all’inquinamento: 2,3 miliardi di articoli importati nell’UE lo scorso anno sono stati trasportati per via aerea. Shein e Temu stanno, infatti, letteralmente intasando il traffico aereo.

Nonostante emergano sempre più dati sui devastanti impatti ambientali dell’insostenibile modello del fast fashion, purtroppo la moda usa e getta a basso costo continua a crescere. Una delle cause è legata all’introduzione di modelli di business insostenibili come quello dell’ultra fast fashion di Shein, tra le app di moda più scaricate di Europa.

Il futuro delle nuove imposizioni doganali è ora nelle mani del Parlamento, e nonostante Shein stia per debuttare in Borsa a Londra, questo tentativo da parte dell’UE fa ben sperare. Nel frattempo Ursula von der Leyen, recentemente rieletta presidente della Commissione europea, ha espresso sostegno alla proposta di legge: “Affronteremo le sfide con le piattaforme di e-commerce per garantire che i consumatori e le imprese beneficino di condizioni di parità basate su standard doganali, fiscali, di sicurezza e di sostenibilità efficaci“.

L’obiettivo è quello di eliminare la soglia attuale di 150 euro al di sotto della quale gli articoli possono essere acquistati in esenzione doganale. Altra ipotesi quella di rendere obbligatoria per le grandi piattaforme la registrazione per il pagamento dell’Iva online, indipendentemente dal loro valore.

Se questa proposta passerà, frenerà davvero il successo dilagante dei brand di moda low cost  e il loro impatto sul pianeta? Staremo a vedere.

Fast fashion, ecco come funziona il modello di business di Shein

Con il termine fast fashion si identificano tutti quei vestiti di bassa qualità che si acquistano a prezzi contenuti in grandi catene o e-commerce. A pagare il prezzo di questo successo sono, però, i lavoratori del brand, come dimostra un’indagine condotta dall’organizzazione svizzera Public Eye all’interno degli impianti di produzione di Shein, con operai che cuciono vestiti anche per più di dodici ore al giorno.

I brand low cost producono annualmente milioni di tonnellate di rifiuti tessili sintetici, difficili da smaltire anche a causa delle sostanze chimiche nocive presenti al loro interno.

Secondo alcune stime per fabbricare una sola maglietta di cotone occorrano 2.700 litri di acqua dolce, un volume pari a quanto una persona dovrebbe bere in 2 anni e mezzo. Inoltre, lavare prodotti sintetici ha portato a un accumulo pari a mezzo milione di tonnellate di microplastiche sul fondo degli oceani ogni anno.

L’industria della moda è una tra le più impattanti al mondo. Vi spieghiamo perchè e come i nostri acquisti incidono sull’ambiente e come combattere il fenomeno della fast fashion.