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Leoni, un nuovo metodo per calcolare la popolazione potrebbe migliorare la protezione della specie

Un gruppo di ricercatori sostiene che gli attuali metodi per contare il numero dei leoni siano completamente errati; al loro posto i ricercatori preferiscono utilizzare un metodo più diretto, che prevede di fotografare i leoni nel proprio habitat naturale.

Il leone è uno degli animali più noti ed iconici del pianeta, ma la sua fama è in contrasto con il suo status di specie a rischio. Negli ultimi anni gli scienziati hanno scoperto un grande problema alla base degli sforzi per proteggere la specie dall’estinzione; infatti molti sostengono che le stime sul numero di leoni in Africa e sulle località in cui si trovano siano ampiamente errate. Tra questi c’è Alexander Braczkowski, ricercatore del Resilient Conservation Laboratory della Griffith University. Braczkowski fa parte di un gruppo di ricercatori che sta sperimentando un nuovo metodo per calcolare il numero preciso di leoni e anche come si spostano, dove possono dirigersi e infine il modo migliore per proteggerli: “Non li stiamo contando nel modo esatto”.

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Braczkowski e i suoi colleghi hanno scoperto che sono principalmente due, i metodi ad essere utilizzati per contare la popolazione di leoni: per il primo è necessario contare direttamente il numero di leoni in un determinato territorio e poi utilizzare un’equazione di decenni fa per calcolare il numero in un’area più ampia. Ma questo metodo non tiene conto del fatto che possa esserci una maggior densità in alcuni habitat rispetto ad altri, come del fatto che sia molto complicato trovare tracce di leoni in assenza di impronte.

Un altro metodo, conosciuto come “call-up survey”, prevede che i ricercatori escano di notte e con un grande ripetitore riproducano il verso di alcune prede, in modo da poter contare il numero di leoni che emerge attirato dalla speranza di un pasto facile. Ma in questo caso può succedere che un leone venga contato due volte o che qualcuno non si presenti. Questi metodi per Braczkowski “non sono abbastanza affidabili per comprendere come si comporti la popolazione di leoni nel corso del tempo”.

Secondo le stime ci sono tra i 20,000 e i 30,000 leoni in Africa, divisi tra le 102 popolazioni. I numeri sono in calo ma gli scienziati non sanno ne di quanto ne dove. Il metodo scelto dal ricercatore è conosciuto come “spatial capture recapture statistics”, un metodo utilizzato spesso per altri felini ma mai per la popolazione di leoni africani. Secondo Braczkowski e i suoi colleghi gli altri metodi potrebbero avere dei disastrosi effetti sugli sforzi di conservazione: “Questo potrebbe avere delle disastrose conseguenze dal momento che una sottostima del numero di leoni potrebbe indurci a valutare una popolazione altrimenti praticabile, mentre sopravvalutarne la densità potrebbe portare a investimenti insufficienti”.

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Braczkowski ha passato un anno a studiare i leoni nella riserva Queen Elizabeth in Uganda. Tra il novembre 2017 e febbraio 2018 il ricercatore ha passato 90 giorni in un veicolo dotato di gps portando camere ad alta definizione; viaggiando per 8250 km, lui e i suoi colleghi hanno fotografato e contato i leoni. Braczkowski ha sfruttato l’opportunità concessa dalla luce del giorno per fotografare “i modelli di baffi” dei leoni, una parte del corpo unica per ogni leone: “Abbiamo utilizzato delle camere cinematiche per zoomare sulla faccia dei leoni, ma in realtà è possibile farlo con qualunque camera”. Grazie a questo metodo gli osservatori sono sicuri di non aver contato più volte lo stesso leone.

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 Oltre al fornire prove dettagliate di ogni leone, grazie a questo metodo è possibile ottenere splendidi primi piani degli animali. La speranza è che questo metodo possa essere utilizzato in tutto il continente: “Ci sono sempre più studi che dimostrano che abbiamo soluzioni migliori. Abbiamo dalla nostra parte la tecnologia, le telecamere e la scienza. Dobbiamo iniziare ad usarle”.