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LEGA E M5S SEMPRE PIU’ VICINI, PD SPACCATO SU SOSTEGNO A GOVERNO 5 STELLE

Lega e M5S sempre più vicini, Pd spaccato su sostegno a governo 5 Stelle. A 48 ore dal giorno in cui il nuovo Parlamento si riunirà per votare i due Presidenti delle Camere, si fanno sempre più stretti i contatti tra il MoVimento 5 Stelle e la Lega.

Il primo atto della Legislatura, che entrambe le forze politiche vogliono tenere separate da quella del governo.

Nella riunione con i neo deputati, Luigi Di Maio chiarisce che “l’elezione dei presidenti delle Camere non è la partita per il governo, ma per l’abolizione dei vitalizi“.

Elezione per la quale il MoVimento – sostiene – sarà decisivo.

“Abbiamo chiesto la presidenza della Camera – spiega ancora – perchè qui ci sono più vitalizi da tagliare, più regolamenti da modificare”.

Quanto all’incarico per la formazione del nuovo Governo: “Sono sicuro che il capo dello stato gestirà nel migliore dei modi questa fase. Apprezziamo molto che il Quirinale non stia mettendo fretta alle forze politiche”.

Sulle presidenze, il reggente del Pd Maurizio Martina, spiega che il Partito Democratico “non si tirerà indietro dal confronto e non aspetterà che siano solo le forze che hanno vinto a fare la prima mossa”.

Posizione ribadita anche da Lorenzo Guerini che dice no a nomi “ a scatola chiusa” e chiede profili di garanzia e autorevolezza.

Ma nel Partito Democratico ora, i problemi sono altri.

Si fa sempre più tesa la situazione tra le varie anime del partito sull’ipotesi di un governo con il M5S.

Se infatti da una parte troviamo Martina che ribadisce come il ruolo del Pd sia quello di stare all’opposizione, dall’altra troviamo Ettore Rosato che apre alla proposta di svolgere in merito un referendum tra gli iscritti.

Secco il “no” dei renziani all’apertura a governi con i penta stellati, contrari anche il socialista Riccardo Nencini, il presidente del Pd Matteo Orfini e Andrea Orlando (uno dei leader della minoranza interna).

Solo il governatore della Puglia, Michele Emiliano, ha insistito sulla proposta di sfruttare il 18% del Pd in favore di un accordo con il M5S.

Non è diversa la situazione nel centrodestra.

Mercoledì a Roma, Matteo Salvini (che si sta occupando dei contatti con gli alleati), riferirà a Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni lo stato delle trattative per l’elezione dei presidenti delle due Camere (in agenda per venerdì).

Ma se apparentemente, l’immagine che il centrodestra vuole dare è quella di una coalizione compatta, le cose stanno diversamente.

I tre alleati sono infatti divisi, non solo sulla partita dei presidenti delle Camera, ma anche su come gestire la “pratica” Palazzo Chigi.

Silvio Berlusconi non ha nessuna intenzione di farsi mettere in un angolo e non perde occasione per ribadire a Salvini come Forza Italia sia determinante per la tenuta delle tre giunte regionali a guida centrodestra.

Il messaggio è chiaro: la Lega non può giocare la partita da sola e ricoprire tutte le cariche.

Il nome che propone Berlusconi, e su cui fa quadrato FI, continua ad essere quello di Paolo Romani per il Senato.

Nei programmi della Lega invece, c’è il nome di Giancarlo Giorgetti per la presidenza della Camera è quello e lasciare ai 5 Stelle la presidenza del Senato.

Schema che non trova riscontro nel Cavaliere che invece vorrebbe dare una delle due Camere al Partito Democratico, nella speranza che possano rivelarsi dei futuri interlocutori nell’ipotesi di un governo a guida centrodestra.

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