Un gruppo di ricercatori ha pubblicato uno studio in cui si dimostra che sostituire la produzione di latte da mucca con quella da cammello contribuirebbe a ridurre le emissioni nelle zone aride dell’Africa sub-sahariana
Sostituire il latte di mucca con quello prodotto da capre e cammelli aiuterebbe a ridurre le conseguenze dei cambiamenti climatici, quantomeno in alcune aree del mondo.
È quanto hanno dimostrato, in uno studio pubblicato di recente sulla rivista Nature Food, un gruppo di scienziati provenienti da diverse università e istituzioni del mondo, tra cui la FAO, Food and Agricolture Organization delle Nazioni Unite.
Nello studio i ricercatori spiegano che nelle zone più settentrionali dell’Africa Sub-sahariana sarebbe possibile (e auspicabile) un mutamento della produzione lattiero-casearia.
Latte di cammello e capra per salvare il clima dell’Africa
La zona al nord della regione sub-sahariana è stata duramente colpita, negli scorsi decenni, da un aumento dell’aridità dei suoli che sta minacciando i mezzi di sussistenza e la sicurezza alimentare della popolazione.
In questi anni le condizioni ambientali sono peggiorate in circa il 17% della regione rendendo più difficile la produzione di latte da mucche. Allo stesso tempo, però, la domanda di latte negli ultimi anni è aumentata costantemente negli ultimi 40 anni (a causa dell’aumento della popolazione e della modificazione dei gusti e delle necessità alimentari).
Insomma, la produzione di latte da bovini produce emissioni di anidride carbonica (l’allevamento per produzione di latte in questa regione ha le più alte emissioni di gas serra per kg di latte corretto per grassi e proteine rispetto ad altre parti del mondo).
L’aumento di emissioni così prodotte contribuisce all’aumento dell’aridità dei suoli. Ma la richiesta di latte resta alta e questo alimento contribuisce al benessere di una popolazione spesso soggetta a problemi alimentari.
Come fare, allora? Sostituire in buona parte la produzione di latte attraverso l’uso di cammelli e capre. I ricercatori hanno dimostrato che, lì dove è stato fatto, i risultati sono stati più che positivi.
Nelle zone dove le comunità di pastori nelle zone aride in Niger, Kenya, Etiopia e Sud Sudan hanno modificato la loro composizione del bestiame, passando dalle vacche a capre o cammelli, questi ottenuto una maggiore resilienza climatica, una maggiore tolleranza verso la scarsità di mangime e una maggiore capacità di produrre latte e carne in tutte le stagioni.