La verità sul disastro ambientale a Norilsk in Siberia. Intervista a Nicolai Lilin

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Come sta gestendo il governo il disastro ambientale avvenuto all’inizio di giugno nella regione artica della Russia? “Il gasolio è già entrato nelle falde acquifere, la natura ormai è già stata contaminata. Il modo di gestire è criminale e sbagliato, è questa la vera causa”. Intervista a Nicolai Lilin, autore e scrittore di origine russa.

Un disastro ambientale definito “il più grave dal 1989”: 20mila tonnellate di diesel sono finite nel fiume Ambarnaya, vicino a Norilsk, nella regione artica della Russia, tra il 31 maggio il 1 giugno, a causa di una perdita in un impianto dell’area. 

La compagnia Norilsk Nickel, che opera nel sito, ha inizialmente attribuito la colpa al collasso del permafrost. ll presidente russo Vladimir Putin ha proclamato lo stato d’emergenza ambientale e successivamente dichiarato che era tutto sotto controllo. Ma cosa è successo davvero? Come sta gestendo ad oggi il governo il disastro? Ma soprattutto, chi c’è all’origine di questa catastrofe che, a detta degli esperti, era preannunciata? A spiegarcelo Nicolai Lilin, autore e scrittore di origine russa. 

Questo disastro è il risultato di un sistema obsoleto e criminale di gestione degli impianti industriali che la Russia moderna ha ereditato dal sistema sovietico. Il problema è che negli anni ’90, quando le compagnie hanno privatizzato attraverso una serie di meccanismi corrotti ciò che era la proprietà del popolo, si è passati all’oligarcato e ad un modo di gestire il patrimonio che risponde solo all’interesse di pochi” – spiega Nicolai Lilin. 

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Quando parliamo di 20 mila tonnellate di gasolio parliamo di una tipologia difficile da rilevare perché pesante, arriva subito in profondità e viene assorbita dalla terra. Su questo terreno negli ultimi decenni si sono creati laghi, fiumi e ruscelli, dove adesso ci sono tante risorse idriche oramai contaminate, come l’oceano, l’Artico e il mare di Kara. – continua Nicolai – Quello che vi raccontano è che Putin si era mosso ed era tutto sotto controllo.  Personalmente ho condiviso su Facebook un video di uno degli attivisti che riempie la bacinella con l’acqua e le da fuoco ben cinque giorni dopo la catastrofe. Solo dopo che altri attivisti hanno condiviso altri video come questo, sotto pressione dell’ opinione pubblica, Putin non poteva fare altro che dichiarare lo stato di emergenza“. 

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Secondo gli esperti ci vorranno tra i 5 e i 10 anni per le operazioni di pulizia.  “Quando sento varie ipotesi di pulizia ribadisco che lì è impossibile fare qualcosa: non ci sono strade o infrastrutture, è un terreno paludoso, le macchine hanno difficoltà ad arrivare. Dal 2014 già alcuni ambientalisti denunciavano quell’impianto, vecchio e fatiscente, e si sapeva che prima o poi si sarebbe rotto. Nella città di Norilsk sono concentrate enormi industrie e al tempo dell’Unione sovietica era definita una città segreta che non si poteva sorvolare. Quel territorio ormai è contaminato e non si può fare più niente. – afferma Nicolai – Dicono che andrà tutto bene per distogliere man mano l’attenzione da quello che sta accadendo. Ma non si possono estrarre quelle tonnellate di gasolio e ripulire. Servirebbe creare un comitato internazionale con gli scienziati migliori, rappresentanti di tecnologie da adoperare in quel territorio e insieme risolvere questa catastrofe grave per tutto il pianeta. Il gasolio è già entrato nelle falde acquifere, non si può separare il gasolio dall’acqua e dal terreno. La natura è già stata contaminata”.

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Sono stati arrestati tre membri del personale della centrale elettrica dopo che il Comitato investigativo ha affermato che il serbatoio del carburante necessitava di importanti riparazioni fin dal 2018, ma i sospetti “hanno continuato a utilizzarlo in violazione delle norme di sicurezza”.

Ma secondo Nicolai “quei colpevoli sono le millesime persone responsabili di un sistema corrotto al quale avranno sicuramente offerto soldi per stare in silenzio. Il vero colpevole è chi è a capo della compagnia Norilsk Nickel, che opera nel sito, amico di Putin. L’elenco delle denunce da vari ambientalisti in merito a quell’impianto arrivano da anni e da diverse parti della Russia. Non è un’unica situazione, si presenta ovunque. Basta vedere cosa succede attorno ai pozzi petroliferi, animali affogati morti dentro le chiazze di petrolio in tutta la Siberia. Il modo di gestire è criminale e sbagliato, è questa la vera causa

LE FOTO DEL DISASTRO AMBIENTALE

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