La transizione energetica in Italia? Manca il coinvolgimento delle comunità locali

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L’Italia ha un potenziale significativo nel settore delle energie rinnovabili, grazie alla sua capacità di generare energia solare, eolica e da biomasse. Tuttavia, la sfida non è solo tecnologica, ma anche sociale. Secondo un report pubblicato da CAN Europe con il contributo di WWF Italia e Legambiente, il successo della transizione energetica italiana dipende da un elemento fondamentale spesso trascurato: il coinvolgimento delle comunità locali.

Il report, che esamina le politiche di partecipazione pubblica in Europa, dedica particolare attenzione all’Italia, sottolineando sia le difficoltà che alcuni esempi positivi. Il messaggio chiave è che, senza meccanismi giuridicamente vincolanti per garantire la condivisione equa dei benefici e il coinvolgimento continuo dei cittadini, la rivoluzione verde rischia di generare divisioni anziché unire.

Mentre Paesi come la Danimarca e la Germania hanno adottato leggi rigorose per coinvolgere le comunità nei progetti rinnovabili, l’Italia è ancora indietro. Non ci sono obblighi normativi che obblighino gli sviluppatori a condividere i benefici economici o a garantire una partecipazione strutturata delle comunità locali. In Italia, la partecipazione pubblica è spesso limitata alle fasi iniziali dei progetti, con consultazioni che risultano superficiali e poco incisive. Le compensazioni per i territori, come sconti in bolletta, fondi per servizi pubblici o creazione di posti di lavoro, dipendono dalla discrezionalità degli sviluppatori, senza criteri uniformi. La mancanza di trasparenza alimenta diffidenza, con conseguente riduzione del supporto delle comunità locali. Esempi emblematici di questa situazione sono i progetti eolici in Sardegna e i mega-fotovoltaici in Puglia, spesso contestati per il loro impatto paesaggistico e la scarsa ricaduta economica sulle popolazioni.

Tuttavia, non tutto è negativo. Il report cita alcune esperienze pionieristiche che dimostrano come l’Italia possa diventare un modello nel settore delle rinnovabili. Le comunità energetiche solidali, come quella di Magliano Alpi in Piemonte, rappresentano un esempio di come famiglie, imprese e enti pubblici possano unire le forze per produrre e condividere energia pulita, contribuendo a combattere la povertà energetica. Altre esperienze virtuose includono i living lab partecipativi in Trentino e in Sicilia, dove cittadini, università e aziende collaborano nella progettazione di impianti rinnovabili, integrando esigenze ambientali e sociali. Inoltre, alcuni parchi eolici in Abruzzo prevedono la partecipazione azionaria dei residenti, che beneficiano di dividendi annuali e di una riduzione dei costi energetici. Tuttavia, queste best practice sono ancora limitate e isolate, e manca un quadro giuridico che le renda strutturali e replicabili su larga scala.

Il report di CAN Europe propone una serie di azioni per superare l’attuale frammentazione del sistema. In primo luogo, suggerisce l’introduzione di leggi vincolanti che impongano la condivisione dei benefici economici, occupazionali ed ambientali e garantiscano un coinvolgimento delle comunità durante tutte le fasi dei progetti, dalla pianificazione alla gestione. Viene anche proposta la creazione di strumenti di partecipazione continua, come tavoli permanenti di confronto tra cittadini, istituzioni e sviluppatori, per evitare le consultazioni sporadiche e superficiali. Inoltre, si sottolinea l’importanza della trasparenza e dell’equità, con criteri chiari per calcolare e distribuire i benefici e la pubblicazione dei dati sui flussi economici.

Uno dei temi più critici riguarda le compensazioni, che in Italia sono spesso monetizzate in modo poco trasparente e senza un reale legame con i bisogni delle comunità. In Basilicata, ad esempio, i fondi derivanti da un parco eolico sono stati utilizzati per asfaltare strade, senza consultare i residenti su priorità come scuole o servizi sanitari. Al contrario, a Tocco da Casauria, in Abruzzo, un impianto eolico ha cofinanziato progetti sociali e sconti sulle bollette per le famiglie a basso reddito, grazie a un accordo negoziato con la popolazione. Nonostante i passi avanti, il quadro giuridico italiano resta insufficiente, e sono necessari meccanismi che trasformino le comunità da semplici ospiti passivi a co-autori della transizione energetica.

Il report ribadisce che l’Italia può diventare un leader nella transizione energetica solo integrando innovazione tecnologica e giustizia sociale. Le esperienze di comunità energetiche e living lab dimostrano che il modello è possibile, ma è necessario un impegno politico concreto per renderlo sistemico. Come sottolinea Legambiente, ogni megawatt installato deve portare con sé democrazia, equità e coesione sociale. Il Citizens Energy Package Ue rappresenta una prova importante per l’Italia, che dovrà decidere se fare da laboratorio per l’Europa o rimanere indietro.

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