
Si è tenuto dal 4 al 14 aprile a Brasilia il 18esimo Acampamento Terra Livre, dieci giorni di incontri e manifestazioni a cui hanno partecipato oltre 200 popoli indigeni. L’obiettivo comune: fermare le politiche anti-indigene del presidente Bolsonaro
Dieci giorni di balli e canti tradizionali. Ma anche dieci giorni di richieste alle istituzioni e lotta politica. È stato questo la 18esima edizione dell’Accampamento Terra Livre (ATL) che quest’anno ha scelto come titolo “Retaking Brazil: demarcare i territori e indigenizzare la politica“.
Circa 8mila persone provenienti da tutto il Paese hanno partecipato all’ATL di quest’anno per dare voce alla lotta in corso per salvare la loro cultura e il loro stile di vita.
“L’ATL è un’opportunità per unire i leader indigeni e brasiliani di tutto il paese per difendere i loro diritti costituzionali”, ha dichiarato la prima deputata indigena del Brasile Joênia Wapichana.
Bolsonaro contro gli indigeni brasiliani
Quella di quest’anno è stata una manifestazione particolarmente sentita perché è diventata ormai chiara a tutti la volontà del presidente brasiliano Jair Bolsonaro di anteporre gli interessi economici alle legittime richieste e pretese dei popoli indigeni del Brasile.
Gli attivisti in piazza hanno definito una “combo mortale” l’insieme di leggi decise dal presidente o dalla maggioranza al Congresso brasiliano che vedono vittime le popolazioni indigene. In primo luogo un disegno di legge che mira ad aprire le terre indigene all’estrazione mineraria e ad altri sfruttamento commerciale.
Una decisione che metterebbe a rischio la sopravvivenza stessa delle popolazioni indigene e per questo ha richiamato l’attenzione anche del Parlamento europeo.
Gli indigeni brasiliani contro Bolsonaro
Il prossimo 7 ottobre i brasiliani saranno chiamati a eleggere il nuovo presidente che guiderà il Paese per i successivi 4 anni. In corsa ci sarà anche l’attuale presidente Bolsonaro. La sua rielezione è un’ipotesi che gli indigeni vogliono a tutti i costi scongiurare.
Secondo The Articulation of Indigenous Peoples of Brazil (APIB), l’ATL di quest’anno comprendeva una moltitudine di etnie indigene: Pataxós, Kayapó, Munduruku, Yanomami, Xikrin e altri 195 popoli di in tutto il Brasile.
Tutti in piazza per portare all’attenzione dei brasiliani chiamati a votare il nuovo leader del Paese le politiche che colpiscono loro, l’ambiente e quindi il futuro del Brasile e del mondo.
“Gli indigeni sono stati costantemente oggetto di discussioni e deliberazioni senza un’adeguata partecipazione“, ha affermato Wapichana. “In questo momento specifico, questo incontro è ancora più importante considerando che abbiamo un governo anti-indigeno, fascista, anti-ambientalista e anti-diritti umani. Mi considero un portavoce che porterà la voce indigena oltre, per combattere per la difesa dei nostri diritti in modo da prevenire ulteriori violazioni. È anche incredibilmente importante suscitare maggiore simpatia ed empatia tra i politici al Congresso, che rappresentano la società brasiliana”.