Il post della pagina Facebook Storie Minerali, gestita dal ricercatore Giovanni Baccolo, è stato condiviso anche da Giorgio Parisi.
Una delle tesi più in voga tra i negazionisti del cambiamento climatico è senza dubbio quella per cui gli aumenti delle temperature globali, anche consistenti, siano un evento ciclico e non dipendente dall’impatto dell’uomo. A smentire questa tesi, però, può intervenire la paleoclimatologia, che si basa sui modelli climatici passati e presenti. Le stime sulle temperature degli ultimi 22mila anni possono arrivare dai carotaggi, di cui è particolarmente esperto Giovanni Baccolo, ricercatore che lavora per il Paul Scherrer Institut, in Svizzera.
Baccolo, che studia le carote di ghiaccio per ricostruire le condizioni climatiche del passato e i processi naturali tipici degli ambienti freddi, ha anche un blog, Storie Minerali, e una pagina Facebook in cui è stato pubblicato un interessante post, condiviso anche dal Premio Nobel per la Fisica 2021, Giorgio Parisi. Nel post, viene illustrato un grafico in cui, nelle ascisse, viene indicata la data, che va dall’anno 20mila a.C. a oggi, mentre nelle ordinate troviamo l’anomalia di temperatura rispetto alla media del periodo 1850-1900 (quindi in piena Seconda rivoluzione industriale).
I dati riportati nel grafico sono stati ripresi da quelli più recenti e condivisi tra quelli prodotti dalla comunità scientifica internazionale. Giovanni Baccolo ha chiesto ai propri follower di pubblicare le loro sensazioni in merito all’andamento della curva della temperatura. L’anomalia termica varia, nel corso di 22mila anni, in maniera sensibile: nell’ultima epoca glaciale, secondo le stime, le temperature medie globali erano di -3°C rispetto al periodo della rivoluzione industriale.
La temperatura media globale, poi, per oltre 10mila anni ha continuato a salire, seppur raggiungendo gli stessi valori del periodo 1850-1900 solo dopo l’anno 10mila a.C. La temperatura è poi salita ulteriormente, raggiungendo però al massimo i +0,5°C fino al 5.000 a.C. e scendendo poi, all’incirca dal 3.000 a.C., fino all’anno 0.
Ci sono stati poi dei momenti storici in cui la temperatura media globale ha ricominciato a salire, ma sempre a livelli contenuti rispetto a ciò che stiamo vivendo oggi. Nel grafico vengono citati due cosiddetti ‘periodi caldi‘: quello romano (compreso tra il 250 a.C. e il 400 d.C. e menzionato dai negazionisti del clima quando parlano di Annibale che attraversa le Alpi con gli elefanti) e quello medievale (dal 900 circa al 1350, che probabilmente favorì anche pandemie come quella della peste nera). Ad ogni modo, sulla base dei modelli climatici, anche in questi due periodi le temperature medie globali hanno avuto un aumento mai superiore agli 0,5°C rispetto al periodo 1850-1900 e comunque sempre ben al di sotto dell’aumento che aveva caratterizzato i primi millenni dell’Olocene.
Le temperature medie globali, poi, sono scese, anche se non di molto, con la cosiddetta ‘piccola età glaciale‘: tra il Trecento e l’Ottocento si è avuta una flessione termica, piuttosto prolungata nel tempo ma anche contenuta, non avendo mai neanche raggiunto i -0,5°C rispetto al periodo 1850-1900. Attenzione, poi, a cosa succede dopo le due rivoluzioni industriali. Il grafico mostra chiaramente come le temperature medie globali abbiano iniziato a risalire, seppur molto lentamente.
Con le varie rivoluzioni industriali, poi, arriva il pieno della crisi climatica. Dal 1850 sono disponibili vere e proprie rilevazioni delle temperature, quindi con dati molto più affidabili rispetto alle stime basate sui modelli climatici. E qui, la temperatura media globale, fino ad oggi, subisce una clamorosa impennata: nel giro di alcuni decenni, specialmente gli ultimi, i valori sono saliti fino a +1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Un trend che, come certificato dai climatologi di tutto il mondo, continua a consolidarsi inarrestabile.
Se il limite di +1,5°C era stato fissato come obiettivo dall’Accordo di Parigi del 2015, meno di dieci anni dopo quel valore è stato già superato. E gli obiettivi climatici fissati a livello internazionale, così come le politiche messe in atto dai vari Stati e comunità sovranazionali, appaiono insufficienti per mettere in controtendenza un andamento che appare sempre più marcato e inevitabile. I modelli climatici, basati sulle temperature rilevate negli ultimi decenni, ci indicano chiaramente che senza un netto cambio di passo sarà impossibile evitare un aumento delle temperature medie globali di +2°C al 2100.