Lo scioglimento dei ghiacciai potrebbe permettere alla Groenlandia di ottenere l’indipendenza. Da decenni il Paese accarezza la possibilità di staccarsi dalla Danimarca, di cui fa parte dal 1721.
Finora la scarsità di risorse, Nuuk ha una delle economie più piccole al mondo, ha impedito al Paese artico di compensare il contributo economico di 500 milioni di dollari che ogni anno riceve da Copenaghen, somma che rappresenta il 50% del suo bilancio pubblico e che verrebbe a mancare con l’indipendenza. Lo scioglimento dei ghiacciai, sempre più rapido a causa della crisi climatica, sta però rendendo sempre più praticabile le rotte artiche.
In particolare potere sfruttare lo stretto di Bering per raggiungere il Pacifico dall’Atlantico e vice versa, permetterebbe di ridurre della metà i tempi di navigazione delle navi commerciali che oggi sfruttano il Canale di Suez e quello di Panama. Ciò permetterebbe alla Groenlandia di moltiplicare gli scambi commerciali e quindi il suo Pil.
Proprio nel Mar Glaciale Artico sono stati individuati ingenti giacimenti di idrocarburi, secondo le stime dell’Istituto geologico degli Stati Uniti, USGS, il 20% di tali riserve mondiali è concentrato nell’area. Inoltre enormi riserve di terre rare presenti nelle acque territoriali sono sempre più accessibili. Finora le temperature proibitive e i timori per i danni ambientali hanno impedito delle esplorazioni approfondite ma, come detto, il costante aumento delle temperature potrebbe rendere economicamente più vantaggiose le esplorazioni artiche e lo sfruttamento di tali risorse potrebbe assicurare enormi ingressi alla Groenlandia.
Un aiuto in termini di partnership commerciale e di investimenti potrebbe arrivare dalla Cina che si presenta come valida alternativa al mercato occidentale. Le prossime elezioni del 2025 daranno un’indicazione chiara del sentimento indipendentista dell’isola e della fattibilità dell’indipendenza.
