Si possono davvero coltivare i pomodori nel terreno dove pianti gli scarti di denim? “L’abbiamo provato e ha funzionato”, Livia Firth, fondatrice dei Green Carpet Fashion Awards.
Poche sere prima degli Academy Awards 2024, a Los Angeles sono andati in scena i Green Carpet Fashion Awards, fondati da Livia Firth e considerati a tutti gli effetti gli Oscar della moda.
Si tratta di un evento per promuovere una maggiore sostenibilità e consapevolezza nel mondo del fashion.
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Il look della modella e attivista Amber Valletta ha lasciato senza fiato. Il corto abito da smoking nero è stato creato da Triarchy e realizzato con un denim green made in Italy Candiani Denim.
Il tessuto, in virtù del suo agente elasticizzante appositamente sviluppato, chiamato COREVA, può essere tagliato in un milione di piccoli pezzi e poi utilizzato come fertilizzante perché compostabile. “Siamo orgogliosi di aver progettato su misura l’abito in denim biodegradabile. – si legge in un post su Instagram pubblicato sul profilo di Triarchy – Le persone si aspettano elasticità dai loro jeans, ma questa comodità ha comportato un costo ambientale significativo: in realtà, assomigliano più a un sacchetto di plastica che al tessuto senza tempo del denim tradizionale. Il nostro tessuto elasticizzato, privo di plastica, significa che il materiale si biodegraderà in meno di due anni, contribuendo alla salute del suolo mentre si decompone“.
Si tratta di una tecnologia che potrebbe davvero cambiare l’industria del denim. Tingere un solo paio di jeans può richiedere quasi 30 litri d’acqua e gli additivi chimici utilizzati con l’acqua sono altamente alcalini e corrosivi, quindi contenere le acque reflue può essere difficile.
“Tecnicamente il mio vestito potrebbe essere fatto a pezzi e usato per coltivare pomodori”, ha spiegato Valletta un paio di giorni prima della cerimonia di premiazione.
E in questa terza edizione di Green Carpet è stata servita pasta al sugo fatta con pomodori nati proprio da denim sostenibile.
L’azienda italiana Candiani Denim
Alberto Candiani ha sviluppato a lungo modi più sostenibili per produrre denim. Dopo cinque anni di lavoro, conferendo al denim un certo grado di elasticità, lo ha reso biodegradabile e parte di un ciclo dell’agricoltura circolare.
Per Candiani questo è stato un enorme passo avanti. “Il denim è cotone. Il primo passo del suo processo di produzione è un seme nel terreno. Il futuro riguarda il collegamento della moda con l’industria agricola”.
Livia Firth e suo fratello Alessandro Giuggioli, comproprietari dell’azienda agricola rigenerativa Quintosapore a Perugia, in Italia, hanno deciso di vedere cosa sarebbe successo quando il denim Candiani si fosse biodegradato nel terreno e quale impatto avrebbe avuto sulle loro piante.
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Hanno scoperto che, non solo il loro raccolto era migliore di prima, ma “il terreno era più soffice e il denim aumentava la ritenzione idrica; non abbiamo dovuto utilizzare così tanta acqua per prenderci cura delle piante di pomodoro. Quando abbiamo analizzato il terreno, la sua composizione chimica era invariata: sia il terreno che i prodotti erano sani. Se creiamo prodotti utilizzando fibre naturali e poi restituiamo quelle fibre naturali al suolo alla fine del loro ciclo di vita e allineiamo gli agricoltori a tecniche più rigenerative, possiamo risolvere alcuni degli enormi problemi sia della moda che dell’industria agricola”.
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