Italia in prima fila per ottenere dazi sul riso di Cambogia e Myanmar

Italia tra i Paesi firmatari per reintrodurre dazi sul riso di Cambogia e Myanmar

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Sei Paesi europei chiedono formalmente al Bruxelles di reintrodurre la clausola di salvaguardia contro l’importazione a dazio zero di riso da Birmania e Cambogia.

La clausola di preferenza tariffaria è stata introdotta per i Paesi in via di sviluppo al fine di sostenerne l’economia. L’import da questi Paesi ha raggiunto le 450mila tonnellate, un volume di riso assorbito dal mercato comune grazie alla siccità che ha ridotto il raccolto in Italia e Spagna. Con il ripristino della normalità tale mole di riso non è assorbibile senza che il prezzo del riso cali a livelli insostenibili per i coltivatori Europei. Da qui la richiesta della clausola di salvaguardia.

Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, Romania e Bulgaria i firmatari della proposta che i ministri dell’agricoltura dovranno esaminare.

Si tratta di un nuovo capitolo della battaglia sostenuta da tempo dai Paesi europei che chiedono clausole contro i pericoli costituiti dall’import di cibo che non deve sottostare alle regole vigenti nell’Unione.

La clausola specchio

Una delle richieste più popolari tra i produttori dell’Unione è l’introduzione di clausole specchio applicate ai prodotti importati e a quelli Made in Ue. Nell’Unione 195 molecole fitosanitarie sono proibite per salvaguardare la salute umana, in media meno della metà di queste molecole sono vietate nei Paesi asiatici. Il prodotto finito però è autorizzato a passare i confini dell’Ue dove compete ad armi impari con il riso europeo prodotto a dei costi maggiori e quindi venduto a un costo poco competitivo.

Il dazio zero

Grazie ad alcuni accordi internazionali il riso asiatico può entrare nel mercato europeo senza tassa aggiuntiva. Il Regolamento Ue 2019/67 che aveva reintrodotto dazi d’importazione, è scaduto nel 2022 ricreando la convenienza dell’acquisto di riso da Cambogia e Myanmar. Contemporaneamente, lamentano i produttori europei, il settore europeo è crollato portando a una riduzione della superficie coltivata a riso nel continente.

L’opposizione sul riso basmati

Un altro capitolo aperto in Europa riguarda il riso basmati, prodotto esclusivamente in India e Pakistan, per il quale entrambi i Paesi hanno chiesto all’Ue la concessione della Indicazione geografica protetta. Contro tale richiesta si sono schierati i produttori italiani.

I timori rappresentati nella missiva inviata da Coldiretti e Filiera Italia al Masaf nel maggio del 2024, riguardano la salute, poiché non verrebbe rispettato il principio di reciprocità in quanto il Pakistan (così come l’India) non rispetta vincoli di sostenibilità né sociale né ambientale alle proprie coltivazioni, nel Paese viene impiegato lavoro minorile e, sostengono Coldiretti e Filiera Italia, vengono utilizzati fitofarmaci tra cui il triciclazolo, fungicida vietato in Europa e sicuramente utilizzato in India.
Pesanti ripercussioni ci sarebbero anche dal punto di vista economico, mettono in guardia le associazioni. Lo scenario peggiore vedrebbe l’abbandono della coltivazione italiana del riso di tipo indica (lungo B) oggi commercializzato per contorni come sostituto del Basmati che non sarebbe più economicamente competitivo e l’aumento della coltivazione del riso japonica che a sua volta innescherebbe il crollo delle quotazioni di quest’ultimo. In Italia la varietà è coltivata soprattutto nel pavese.

Dopo l‘accoglimento della richiesta di opposizione italiana si è detto soddisfatto il ministro Francesco Lollobrigida che ha sostenuto la posizione dei coltivatori: “La Commissione europea ha accolto la richiesta di opposizione formulata dall’Italia contro l’istanza presentata dal Pakistan per registrare in Europa il riso Basmati come Indicazione geografica protetta. -Si legge in una nota diffusa dal Masaf- Una buona notizia per la nostra Nazione e per i nostri produttori. Il Governo è in prima linea per proteggere la risicoltura italiana e il reddito delle nostre imprese. Ora procederemo ad avviare le consultazioni previste dalle norme comunitarie per cercare soluzioni condivise. Non permetteremo di danneggiare le nostre produzioni che rappresentano le nostre tradizioni e la nostra identità”.

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