Allerta massima in Europa, e non solo, a causa della diffusione dell’influenza aviaria. Branda: “Italia pronta a una pandemia del virus H5N1”.
Cresce l’allarme influenza aviaria in Europa. Dopo il primo essere umano contagiato nelle West Midlands, in Inghilterra, nel Regno Unito, a gennaio 2025, il virus H5N1 marcia lento e silenzioso. Una malattia infettiva che, soprattutto negli allevamenti intensivi, sta sterminando milioni di animali. Proprio per questo, a detta dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dopo il salto di specie dagli uccelli ai mammiferi, l’allerta è massima in caso di contagio da uomo a uomo. Ma l’Italia è pronta a una pandemia di influenza aviaria?
“Sicuramente, dopo l’esperienza del Coronavirus, l’Italia ha buoni piani di risposta alle pandemie. Tra i nostri punti di forza, un’avanzata sorveglianza sanitaria e veterinaria. Qualsiasi piano di risposta alle pandemie, però, deve prescindere dai comportamenti responsabili delle singole persone. Purtroppo, ancora oggi, diversi i nostri punti deboli, dalle tempistiche nella distribuzione dei vaccini e dei farmaci antivirali, al rischio di trasmissioni zoonotiche negli allevamenti intensivi. Necessario, a questo proposito, sia fare una comunicazione chiara ai cittadini per evitare non solo confusione, ma anche scarsa fiducia nella scienza, sia investire nella ricerca scientifica. Al momento possiamo restare tranquilli, però, perché siamo pronti a una sfida simile“, spiega a Teleambiente il ricercatore di Statistica Medica ed Epidemiologia Molecolare dell’Università Campus Biomedico di Roma, Francesco Branda.
Influenza aviaria, ecco il Magazine di Teleambiente con l’intervista a Francesco Branda
Che cosa è l’influenza aviaria?
“L’influenza aviaria conosciuta anche come influenza degli uccelli è una malattia causata da virus influenzali di tipo A. Tali agenti patogeni possono infettare non solo i volatili, ma anche i mammiferi, inclusi gli esseri umani, seppur raramente. Il virus dell’influenza aviaria, possedendo un alto tasso di mutazione, tende a dare vita a numerosi ceppi. Il più famoso è H5N1 identificato per la prima volta in Scozia, nel 1959, e diventato famoso in Cina, nel 1997, dopo la morte di sei persone. Un vero e proprio caso storico, il primo, della trasmissione dell’influenza aviaria dagli uccelli agli esseri umani. Bene sottolineare che, però, si tratta di rare infezioni causate dal contatto diretto con animali malati o con ambienti contaminati“.
L’influenza aviaria marcia lenta e silenziosa. Perché negli Stati Uniti d’America il virus H5N1 è passato dagli uccelli ai mammiferi?
“In questi mesi, tanti sono stati i lavori scientifici, inclusi quelli del nostro gruppo di ricerca, assieme a Massimo Ciccozzi dell’Università Campus Biomedico di Roma e a Fabio Scarpa dell’Università degli Studi di Sassari, per spiegare la trasmissione dell’influenza aviaria dagli uccelli ai mammiferi negli Stati Uniti d’America. Probabilmente i bovini da latte si sono infettati dopo avere interagito con secrezioni (muco, feci e saliva) di volatili malati. Fondamentale sottolineare che ancora oggi, nel Nuovo Mondo, molte industrie zootecniche stanno utilizzando bacini idrici aperti per abbeverare il bestiame. Proprio per questo l’acqua contaminata dagli uccelli, dopo essere stata bevuta, ha fatto ammalare i mammiferi. Perché è successo nei bovini da latte? Probabilmente le vacche, che sono munte più volte al giorno, dunque sono manipolate con una certa frequenza dagli allevatori, hanno avuto un rischio di contrarre l’infezione più alto rispetto ad altri animali“.
Già milioni gli animali, soprattutto i polli detenuti negli allevamenti intensivi, abbattuti a causa dell’influenza aviaria. La loro uccisione è l’unica strada possibile?
“Purtroppo, al momento, l’abbattimento degli animali è la strategia più rapida per contenere i focolai di influenza aviaria, per ridurre la carica virale in un ambiente contaminato e per evitare il salto di specie, cioè il cosiddetto spillover. Sicuramente, oggi più che mai, una misura di prevenzione può essere la riduzione della densità del bestiame negli allevamenti intensivi“.
Esiste un vaccino per l’uomo contro l’influenza aviaria?
“Sì, al momento esistono quattro vaccini per l’uomo contro l’influenza aviaria. Immunizzazioni che, nonostante l’approvazione sulla carta, non sono state sperimentate. Se l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dovesse dichiarare la pandemia del virus H5N1, i vaccini sarebbero pronti per essere commercializzati. Necessario, però, tararli sulle varianti circolanti in un preciso momento storico“.
Quali sono i comportamenti utili per evitare il contagio?
“Per evitare il contagio i comportamenti sono sempre gli stessi: non toccare animali a rischio oppure infetti; lavarsi spesso le mani e non passarle su occhi, naso e bocca; cucinare bene prodotti alimentari di origine animale come carne, uova e latte; e collaborare, in caso di viaggi in località particolari, con le Autorità Sanitarie per il monitoraggio della patologia“.