
Italia deferita alla Corte di Giustizia Ue per Xylella, Smog e rifiuti radioattivi. 28 città, in dieci regioni italiane, hanno portato la Commissione Ue a deferire l’Italia alla Corte di Giustizia europea per aver violato le norme antismog (violazione dei limiti Ue per il particolato Pm10) e non aver ottemperato alle indicazioni di abbattimento degli ulivi colpiti da xylella.
Le aree coinvolte sono: in Lombardia gli agglomerati di Milano, Bergamo e Brescia; in Piemonte l’agglomerato di Torino; in Veneto gli agglomerati di Padova, Venezia-Treviso, Vicenza e Verona; in Emilia-Romagna le zone Pianura ovest e Pianura est; in Toscana la zona Prato, Pistoia, zona Valdarno Pisano e Piana Lucchese; in Umbria: la zona della Conca Ternana; nel Lazio l’agglomerato di Roma e zona Valle del Sacco; in Campania l’area Napoli e Caserta, area Beneventana; in Puglia la zona industriale di Bari; e in Sicilia l’agglomerato di Palermo.
I dati sono riferiti al 2016 e i limiti giornalieri di legge, relativi alla presenza di particolato nell’aria, sono stati superati in modo persistente per periodi fino a 89 giorni.
Oltre all’Italia, con la stessa motivazione, sono state deferite Ungheria e Romania, ma l’esecutivo Ue ha denunciato alla Corte anche Francia, Germania e Regno Unito per il superamento dei limiti di biossido di azoto.
“Il deferimento alla Corte sul Pm10 – ha commentato l’eurodeputato del M5S Piernicola Pedicini – certifica l’incapacità della vecchia politica e il ministro Galletti è il simbolo di questo fallimento. Gli errori, le sottovalutazioni e le responsabilità del passato sono tante – ha poi aggiunto – oggi dobbiamo agire con azioni concrete che possano ridurre da subito il numero delle migliaia di persone che ogni giorno si ammalano e muoiono per lo smog in Italia e in Europa. Quello che chiediamo all’Ue è di usare i proventi delle sanzioni per rimuovere le cause del dramma in corso”.
Il deferimento fa parte di una procedura di infrazione cominciata nel 2014, ma l’Italia ha anche una seconda procedura di infrazione in corso sulla qualità dell’aria, avviata nel 2015 per il superamento dei valori limite di biossido di azoto (NO2).
Il 31 gennaio scorso infatti, i ministri di nove Paesi (tra cui l’Italia) erano stati convocati a Bruxelles dal commissario Ue all’ambiente Karmenu Vella, che aveva chiesto l’adozione di misure per ridurre l’inquinamento atmosferico.
Secondo fonti europee, la documentazione prodotta dal nostro Paese ha evitato l’aggravamento della procedura di infrazione sull’NO2 ma non quella sul particolato, dal momento che il piano italiano prevede una normalizzazione della situazione in tempi troppo lunghi.
Ma non finisce qui.
L’Italia finisce davanti alla Corte di Giustizia Ue anche per i rifiuti radioattivi.
Non è stata infatti assicurata la piena conformità alla direttiva in materia per quel che riguarda la notifica dei programmi nazionali di gestione del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi.
Insieme ad Austria, Croazia, Repubblica Ceca e Portogallo, Roma aveva ricevuto un parere motivato lo scorso luglio.
Gli stati membri erano tenuti a notificare i programmi nazionali entro il 23 agosto del 2015.