“Il problema è che non abbiamo un numero sufficiente di studenti da riversare né nel mondo dell’università tecnologica né nel mondo aziendale di settore.” Patrizia Marini, presidente della Rete nazionale degli istituti agrari
Il governo vuole rilanciare gli istituti agrari, ancora troppo poco considerati dalle famiglie ma capaci di assicurare un altissimo tasso di occupazione, subito dopo il diploma. Secondo Patrizia Marini, presidente della Rete nazionale degli istituti agrari, da un lato va arricchito di ulteriori materie il percorso di studi e dall’altro vanno raccontate le potenzialità di un percorso formativo in grado di trasformare gli studenti in figure professionali complete, anche da un punto di vista culturale, nei confronti delle quali la domanda supera di gran lunga l’offerta.
“Nei primi anni dopo il diploma il 95% abbondante dei ragazzi, e nel caso del corso enologico il 100%, trova lavoro già dal primo anno. Il problema è che non abbiamo un numero sufficiente di studenti da riversare né nel mondo dell’università tecnologica né nel mondo aziendale di settore. C’è molta differenza tra le zone d’Italia. Al Nord abbiamo un numero di iscritti sempre crescente, in Veneto, Lombardia e Piemonte. Gli iscritti iniziano a diminuire al Centro e sempre di più al Sud. Purtroppo tutto questo è dovuto a una mentalità delle famiglie che molto spesso preferiscono avere un figliolo studente del liceo perché si pensa che abbia una preparazione migliore di chi frequenta un istituto tecnologico o professionale. Questo è poco veritiero, i maggiori Nobel come Fermi, in Italia, vengono da istituti tecnologici.”