Costruite immediatamente dighe e altre barriere difensive, ma la lava si sta accumulando proprio a ridosso di alcune infrastrutture critiche.
Torna l’allerta nell’Islanda sud-occidentale, con la quarta eruzione vulcanica in appena tre mesi nella penisola di Reykjanes. Nella notte tra sabato e domenica, infatti, nella terra si è aperta una nuova fessura tra due montagne, lunga quasi tre chilometri. Come avvenuto anche nei mesi scorsi, l’eruzione è stata preceduta da un’intensa attività sismica, che poi si è affievolita una volta che la lava ha iniziato a scorrere. Inevitabile, per le autorità locali, far scattare una nuova evacuazione a Grindavik: le barriere difensive intorno alla cittadina sono state rafforzate per impedire alla lava di distruggere la strada costiera principale e di danneggiare la centrale geotermica di Svartsengi, che fornisce acqua ed elettricità a circa 30mila persone.
Inevitabile anche una nuova dichiarazione dello stato d’emergenza. La lava continua a scorrere a poche centinaia di metri da Grindavik, minacciando anche la principale conduttura idrica della regione. I timori principali riguardano sia l’impatto su tutte le infrastrutture, con pozze di lava che si stanno accumulando proprio a ridosso delle dighe e delle barriere difensive appena costruite, sia le conseguenze che il flusso potrebbe avere se la lava continuasse a scorrere verso Sud fino a raggiungere il mare. Secondo gli esperti, l’eruzione attualmente in corso è la più potente tra quelle avvenute negli ultimi quattro mesi nella zona.