Il flusso di lava ha raggiunto il centro abitato e distrutto alcune abitazioni: non accadeva da 51 anni. E non si hanno ancora notizie dell’uomo caduto in un crepaccio dopo che si era aperta una frattura nel terreno.
Per Grindavik, piccolo villaggio di pescatori in Islanda, la giornata di domenica 14 gennaio è destinata a rimanere tristemente nella storia. Una nuova eruzione ha fatto scattare l’evacuazione totale della cittadina nella penisola di Reykjanes, e a differenza di quella precedente, avvenuta nel dicembre scorso, l’accelerazione dell’attività sismica e l’apertura di fratture nel terreno sono avvenute ad una velocità spiazzante.
Inoltre, questa volta la lava ha raggiunto il centro abitato, bruciando completamente un numero ancora imprecisato di case tra quelle che si trovavano più a Nord di Grindavik. Il popolo islandese è abituato all’attività sismica collegata all’enorme e complesso sistema vulcanico del territorio, ma la gravità di questa eruzione si spiega bene con un dato: era da 51 anni che la lava non raggiungeva le case.
Nella mattinata di lunedì 15 gennaio, il flusso di lava ha fatto registrare una significativa decelerazione, interrompendosi nella fessura meridionale ma rimanendo ancora attivo in quella più a Nord. Difficile prevedere l’evoluzione dell’eruzione nelle prossime ore, anche per i vulcanologi più esperti. E quindi, è difficile capire per quanto tempo i circa 4.000 abitanti di Grindavik resteranno lontano dalle loro case.
Come se non bastasse, Grindavik vive ancora nel dolore per quanto accaduto il 10 gennaio scorso: un uomo di 51 anni, che stava lavorando in un giardino, è caduto in un crepaccio dopo che il terreno si è letteralmente aperto sotto i suoi piedi. Non è stato ancora ritrovato e le ricerche sono state interrotte. Un evento così tragico ha fatto scattare l’allarme, ben prima delle scosse di terremoto di sabato 13 gennaio: anche questo ha consentito alle autorità di agire tempestivamente con l’evacuazione di tutti i residenti.