
I ricercatori hanno trovato tracce di batteri fecali e del suolo nelle grotte del Monte Conca in Sicilia; questi batteri, giunti tramite le acque di superficie, alterano la composizione batterica nelle grotte.
Nemmeno gli ecosistemi sotterranei sono al sicuro dall’inquinamento umano; gli scienziati hanno scoperto che le acque che scorrono in superficie, spesso contaminate dalle attività umane, hanno un impatto sulle comunità di microbi all’interno delle grotte. Lo studio è stato svolto raccogliendo dei campioni del Monte Conca in Sicilia.
A #USF microbiology and geoscience team has found that human-driven pollution can alter the environment underground.
Using the Monte Conca cave as a model for their work, researchers studied the impact surface runoff has on cave microbial communities. → https://t.co/ZwjJMv0qnM pic.twitter.com/k1g1oYPPlp
— University of South Florida (@USouthFlorida) May 10, 2020
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I batteri potenzialmente introdotti dall’uomo durante le stagioni secche rappresentano circa il 4% dei microbi all’interno delle grotte ma questa percentuale aumenta fino a circa il 90% durante le stagioni con le maggiori piogge. Secondo gli autori dello studio i microbi portati dalle acque sono in grado di sostituirsi alle comunità endemiche delle grotte. Il sistema di grotte del Monte Conca è nato grazie ad un processo definito speleogenesi sulfurea acida, grazie al quale le acque che contengono zolfo dissolvono il calcare, un processo al quale partecipano anche le comunità di microbi all’interno delle cave. Ma secondo lo studio, condotto da un team di microbiologi e scienziati della University of South Florida, anche i batteri provenienti dalle aree urbane e agricole possono far parte di questo processo perché giungono in queste cave trasportati dalle acque che scorrono in superficie. Questo avviene nonostante il sito del Monte Conca sia una riserva naturale.
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Per valutare l’impatto di questi batteri sulla comunità di microbi all’interno delle cave i ricercatori hanno messo a confronto la stagione umida e quella secca. Durante la stagione secca più del 90% dei microbi erano batteri zolfo ossidanti. Questi batteri si adattano all’utilizzo dell’ossigeno sia delle cave che dello zolfo ma durante la stagione umida, quando un grande ammontare di piogge entra nella grotta, la composizione cambia radicalmente. La presenza dei batteri Escherichia e Lysinibacillus, due batteri che possono essere trovati nelle feci e nel suolo, è passata dal 3.7% all’89.5%. I ricercatori hanno anche trovato le prove di un periodo di transizione tra le due stagioni in un campione raccolto nel momento in cui le piogge erano al 50% della propria capacità. Durante questo periodo, la presenza di questi due batteri era di circa il 67,3% ma erano presenti anche batteri ossidanti dello zolfo. “Sono necessarie più ricerche per comprendere i cambiamenti che la presenza di microbi porta all’ecosistema delle grotte e delle acque sotterranee” ha spiegato il Dr. Madison Davis.
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Tuttavia, l’inquinamento delle grotte e delle acque sotterranee che sgorgano da esse è già un problema noto negli Stati Uniti, come riportato da Scientific American nel 2009: “Le persone devono essere consapevoli dell’esistenza di un ecosistema sotterraneo e che quello che accade in superficie ha delle conseguenze su quello che accade al di sotto” ha commentato l’esperto David Culver dell’American University di Washington.