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Inquinamento a Milano, a Report il caso di IQAir

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Nelle classifiche dell’azienda svizzera che vende depuratori d’aria, Milano compare spesso tra le città più inquinate al mondo. Le cose, però, non stanno esattamente così. 

Milano sul podio delle città più inquinate al mondo: una notizia che si ripete ciclicamente ma che desta sempre molto scalpore. Se il capoluogo lombardo ha una qualità dell’aria spesso scadente, fa comunque impressione pensare che venga associato a città decisamente più inquinate, come Delhi, Calcutta, Lahore, Teheran, Pechino, Chengdu o Dacca. Vere e proprie megalopoli, sempre molto trafficate, e con mezzi di trasporto obsoleti e alimentati da carburante di pessima qualità. Tra l’altro, e non è una novità, la notizia di Milano sul podio delle città più inquinate a livello globale è del tutto inesatta, come avevamo spiegato in più occasioni (due esempi su tutti: a marzo 2023 e nello scorso febbraio).

Report, la nota trasmissione di approfondimento giornalistico di Rai 3, ha condotto un’inchiesta sulla fonte di queste classifiche anomale: si tratta di IQAir, e non è un ente scientifico, bensì un’azienda svizzera che vende depuratori d’aria. Ma da dove vengono ricavati i dati per stilare la classifica delle città più inquinate al mondo? Questo è un primo problema da affrontare, ma forse è solo la punta dell’iceberg. Già, perché mentre in Italia ci sono, a livello regionale, le varie Arpa incaricate del monitoraggio della qualità dell’aria, IQAir utilizza quei dati ma integrandoli con i rilevatori, spesso rudimentali, in possesso di comuni cittadini. A Report, l’ad di IQAir, Frank Hammes, un laureato in Giurisprudenza, ha ammesso di fare affidamento sui dati di una decina di cittadini milanesi. Proprio qui iniziano i problemi: installare, manutenere e utilizzare una stazione di rilevamento come quelle di Arpa costa circa 100-150mila euro, mentre i rilevatori di un privato costano poche centinaia di euro. Chiaramente, si tratta di strumenti di diversa qualità, come ha ben spiegato anche il dottor Guido Lanzani, fisico specializzato in statistica sanitaria e responsabile del centro per la qualità dell’aria di Arpa Lombardia.

E non solo: le rilevazioni delle varie Arpa sono puntuali, continuative e si basano su una determinata metodologia. Nulla a che vedere con un rilevatore poco sviluppato in possesso di un cittadino, che potenzialmente può dare risultati alterati da vari fattori come il tempo, la posizione, l’esposizione e anche i sistemi di misura. A livello europeo, tutti i Paesi membri devono attenersi a determinati standard di rilevamento della qualità dell’aria, a cominciare dal posizionamento delle stazioni di monitoraggio. La differenza c’è, è sostanziale e anche evidente: i dati di IQAir, per quanto sensazionalistici, appaiono decisamente in conflitto con i report, più precisi e continuativi, di un ente come Arpa Lombardia.

Il sospetto è che queste rilevazioni, che poi appaiono in report diffusi in tutto il mondo, possano influenzare chi vive in aree particolarmente inquinate ad acquistare un depuratore d’aria di IQAir. L’azienda svizzera, però, nega, e il suo CEO spiega tra l’altro di non aver registrato incrementi delle vendite nelle aree che compaiono abitualmente ai primi posti delle classifiche sulle città più inquinate. Frank Hammes, tuttavia, si è rifiutato di mostrare a Report i dati delle vendite, quindi le sue affermazioni non possono essere del tutto comprovate.