Inquinamento da plastica, nelle piccole isole finiscono i rifiuti di Danone e Coca-Cola

Inquinamento da plastica, nelle piccole isole finiscono i rifiuti di Danone e Coca-Cola

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Uno studio rileva che grandi marchi come Danone e Coca Cola sono responsabili della maggior parte dell’inquinamento da plastica nelle piccole isole.

Le isole più piccole e remote del Pianeta sono le più colpite dall’inquinamento da plastica. Gli atolli paradisiaci presenti negli Oceani, secondo la ricerca pubblicata sul Marine Pollution Bulletin, sono invasi dalla plastica delle multinazionali.

Sì, dalle indagini effettuate dai ricercatori dell’Università Royal Holloway di Londra e dall’Istituto di Zoologia della ZSL, è emerso che il 72% degli articoli in plastica che finiscono sulle coste delle remote isole sono prodotti da Danone e Coca-Cola.

L’inquinamento da plastica nelle piccole isole è causato dalle grandi aziende

Gli scienziati, utilizzando le informazioni presenti su tappi e bottiglie ritrovati sulle spiagge dell’arcipelago di Chagos, nell’Oceano Indiano, hanno cercato di capire l’origine dei rifiuti.
La maggior parte degli articoli è stata prodotta in Indonesia, Cina e Maldive da grandi marchi di alimenti e bevande. Il 44% dei prodotti proviene da Danone mentre il 28% dei prodotti è di Coca-Cola Company e filiali. Un dato che purtroppo non sorprende, visto che queste multinazionali sono tra le maggiori aziende responsabili dell’inquinamento globale.

Secondo gli scienziati, il 10% di questi articoli proveniva da navi in transito nell’arcipelago, compresi tutti gli articoli di origine cinese. La maggior parte delle bottiglie documentate contenevano acqua. I ricercatori, in 3,8 km di spiaggia hanno registrato 5181 bottiglie di plastica e 962 tappi staccati.

Nonostante le isole Chagos siano state dichiarate riserva marina protetta nel 2010 – ospitano oltre 300 specie di coralli e 800 di pesci – l’area è fortemente inquinata dai rifiuti in plastica. A rendere il tutto più assurdo, c’è il fatto che solo una delle 55 isole che compongono l’arcipelago è attualmente abitata. I rifiuti dunque, come ipotizzato dagli scienziati, provengono da attività esterne. Queste isole remote però, sono particolarmente vulnerabili all’inquinamento da plastica, visto il loro accesso limitato alla gestione dei rifiuti e gli alti costi associati ad una pulizia regolare.

Ciò che risulta fondamentale in questo studio, è l’identificazione delle fonti esterne di inquinamento da plastica. Questi dati infatti, rappresentano un ulteriore supporto per affrontare il problema globale determinato dalla dispersione di questo materiale, anche attraverso i negoziati per un Trattato globale sull’inquinamento da plastica. I negoziati sono giunti quasi alla fine: a novembre 2024 a Busan, in Corea del Sud, si terrà l’ultima delle cinque sessioni. L’auspicio è che il Trattato sostenga la responsabilità estesa del produttore.

Jessica Savage, autrice principale dello studio e doppia ricercatrice presso l’Istituto di Zoologia della ZSL e Royal Holloway, ha dichiarato: “Il nostro studio si aggiunge alla crescente evidenza che un piccolo numero di aziende multinazionali del settore alimentare e delle bevande sono responsabili della maggior parte dei detriti di plastica che vengono lavati nelle stoviglie. su coste remote. Ci auguriamo che il Trattato Globale sulla Plastica sostenga la Responsabilità Estesa del Produttore e che i marchi evidenziati in questo studio si impegnino in soluzioni per la riduzione della plastica”.

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