La clamorosa rivelazione di uno studio condotto da ricercatori statunitensi: ecco come sono giunti a determinate conclusioni.
Un calo del quoziente intellettivo (Q.I.) e un aumento del declino cognitivo sarebbe stato causato, nella popolazione dell’antica Roma, dall’inquinamento da piombo. Una scoperta clamorosa, quella di alcuni ricercatori statunitensi, che hanno condotto uno studio, coordinato dal Desert Research Institute (DRI) del Nevada e pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences. Ma come è stato possibile giungere a questa conclusione a distanza di quasi due millenni?
Il metodo di ricerca
I ricercatori hanno esaminato tre registrazioni di carote di ghiaccio per identificare i livelli di inquinamento da piombo nell’Artico, in un lasso di tempo di oltre un millennio (dal 500 avanti Cristo, inizio dell’ascesa della Repubblica Romana, fino al 600 dopo Cristo, oltre la caduta dell’Impero Romano). Lo studio, però, si è concentrato soprattutto sull’epoca della Pax Romana, il periodo storico di massimo splendore dell’Impero. Gli isotopi di piombo hanno consentito ai ricercatori di stabilire alti livelli di inquinamento in quell’epoca e una possibile (e probabile) spiegazione risiede nelle numerose attività di estrazione e fusione in tutta Europa.
Grazie alla tecnologia della modellazione computerizzata del movimento atmosferico, i ricercatori statunitensi hanno anche prodotto mappe dei livelli di inquinamento atmosferico da piombo in tutto il continente europeo. Dal momento che oggi sappiamo che esiste una correlazione tra l’esposizione al piombo e il declino cognitivo, i livelli dell’inquinamento, secondo i ricercatori, corrisponderebbero ad una probabile riduzione, nei livelli del Q.I., di almeno due o tre punti nella popolazione europea dell’epoca.
L’impatto dell’inquinamento
“Questo è il primo studio che prende in considerazione una registrazione relativa all’inquinamento da una carota da ghiaccio, ma la inverte per ottenere concentrazioni atmosferiche di inquinamento e quindi valutare l’impatto sugli esseri umani” – ha spiegato il professor Joe McConnell del Desert Research Institute e autore principale dello studio – “L’idea che possiamo fare questo per un’epoca risalente a duemila anni fa è piuttosto nuova ed entusiasmante. Decenni di studi scientifici hanno permesso di capire quanto il piombo sia dannoso per lo sviluppo umano, e le conseguenze della riduzione dell’inquinamento negli ultimi 30 anni lo dimostrano chiaramente“.
Le carote di ghiaccio
Essenziale, per lo studio, il lavoro dell’Ice Core Laboratory, diretto da Joe McConnell, che negli ultimi decenni ha esaminato carote di ghiaccio provenienti da zone come la Groenlandia, l’Artico e l’Antartide, dove gli strati di ghiaccio si sono accumulati nel corso di millenni. Tramite enormi trivelle, i ricercatori hanno estratto con cura colonne di ghiaccio lunghe fino a quasi 3,5 km. Grazie alle registrazioni di eruzioni vulcaniche ben datate, che imprimono la loro testimonianza nel ghiaccio, è possibile stabilire linee temporali abbastanza precise. Questo perché le bolle di gas intrappolate nel ghiaccio forniscono informazioni preziose sulla composizione dell’atmosfera nelle epoche passate, mentre gli inquinanti come il piombo sono una testimonianza dell’attività mineraria e industriale nel corso dei secoli.
Joe McConnell è uno dei massimi esperti nel campo dell’analisi delle carote di ghiaccio, ha sviluppato negli ultimi 20 anni una metodologia per creare registrazioni molto dettagliate della presenza di piombo nel ghiaccio e poi ha deciso di applicarli alla storia più recente. Il suo lavoro non è passato inosservato a studiosi di storia e archeologia, che si sono rivolti a lui nella speranza di poter applicare quella tecnica anche a periodi più antichi, come quello dell’Impero Romano.
L’inquinamento da piombo nell’antichità
Andrew Wilson, storico antico dell’Università di Oxford e co-autore dello studio, ha spiegato: “Questa ricerca ha cambiato la nostra comprensione dell’epoca, trovando collegamenti precisi tra le registrazioni dell’inquinamento da piombo ed eventi storici come il declino della popolazione associato a periodiche pestilenze e pandemie“.
Viene però da chiedersi: a cosa era dovuto l’inquinamento da piombo nell’antichità? Questa risposta viene fornita dagli storici. L’esposizione al piombo derivava infatti in gran parte dall’estrazione dell’argento, in cui un ruolo fondamentale era svolto dal galena, minerale del piombo che veniva fuso. Per ogni oncia di argento ottenuta, infatti, questo processo produceva migliaia di once di piombo, che in gran parte venivano rilasciate in atmosfera.
L’inquinamento da piombo ai giorni nostri
Un brusco aumento dell’inquinamento da piombo si è invece verificato anche più recentemente, nel XX secolo. La causa era ovviamente la benzina al piombo utilizzata come combustibile per i veicoli. Il livello del piombo nel sangue umano, come dimostreranno vari studi, aveva raggiunto livelli mai osservati in precedenza e questo si rifletteva negativamente sulla salute e sullo sviluppo cognitivo. Nel 1970, gli Stati Uniti furono tra i primi Paesi a limitare per legge, tramite il Clean Air Act, l’uso di benzina al piombo. Non fu sufficiente per ridurre l’impatto sui cittadini nati tra il 1950 e il 1985, ma nel lungo periodo la scelta ha dato i frutti sperati.
Nei bambini, livelli anche bassi di esposizione al piombo sono stati collegati ad una riduzione del quoziente intellettivo, a difficoltà di concentrazione a un ridotto successo accademico. Negli adulti, invece, alti livelli di esposizione possono portare a infertilità, anemia, perdita di memoria, malattie cardiovascolari, cancro e ridotta risposta immunitaria.
L’inquinamento da piombo nell’antica Roma
Lo studio ha permesso di scoprire che l’inquinamento atmosferico da piombo era iniziato già durante l’Età del Ferro, raggiungendo un primo picco alla fine del II secolo avanti Cristo. C’è stato poi un netto calo durante il I secolo a.C., in piena crisi della Repubblica Romana, per poi aumentare intorno al 15 a.C., con l’ascesa dell’Impero Romano, restando molto elevato fino all’epoca della peste antonina (tra il 165 e il 180 d.C.). Dopo un nuovo calo, l’inquinamento da piombo nell’Artico era ripreso nettamente intorno all’anno 1000, raggiungendo solo nell’Alto Medioevo gli stessi livelli dell’Impero Romano.
Nel periodo di massimo splendore e di massima estensione dell’Impero, l’area di Roma copriva praticamente tutti i territori abitati d’Europa. In circa due secoli, secondo i ricercatori, nell’atmosfera sono stati rilasciati più di 500 chilotoni di piombo. Anche se i livelli di inquinamento dell’epoca non sono neanche lontanamente paragonabili a quelli raggiunti tra gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, è innegabile come anche in tempi remoti l’attività industriale dell’uomo abbia avuto un impatto notevole sulla propria stessa salute. “Il piombo, come è noto, ha un’ampia gamma di effetti sulla salute umana, ma abbiamo deciso di concentrarci sul declino cognitivo perché è qualcosa a cui possiamo attribuire un numero” – ha spiegato il professor Nathan Chellman, co-autore dello studio – “Una riduzione del quoziente intellettivo di due o tre punti può sembrare un dato di poco conto o trascurabile, ma se viene applicata essenzialmente all’intera popolazione europea, la questione diventa piuttosto importante“.