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I fanghi della lavorazione del marmi di Carrara sversati nei fiumi, allarme inquinamento

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Le associazioni ambientaliste denunciano il comportamento di alcune cave di Massa e Carrara che sversano nelle falde gli scarti della lavorazione del marmo

Dovrebbero essere smaltiti come rifiuti speciali, invece gli scarti della lavorazione del marmo di Carrara e di Massa spesso vengono sversati illegalmente lungo i torrenti e lungo i fiumi delle Alpi Apuane provocando danni ingenti. Perché a volte quei fanghi vanno a finire proprio nelle falde.

È la denuncia di tante associazioni ambientaliste della zona che sottolineano quanto siano ormai anni che questa pratica illegale viene perpetrata dai gestori di alcune cave.

I danni provocati dall’immissione nell’ambiente degli scarti di lavorazione e di estrazione del marmo sono tanti. Quello più evidente a occhio nudo è il colore innaturalmente bianco dei torrenti e dei fiumi delle Alpi Apuane. Il colore è dato dallo sversamento della marmettola, una fanghiglia che si crea dalla mescolanza tra scarti di lavorazione del marmo, terre di cava e acqua e che crea un fortissimo inquinamento.

Ma il problema ha diverse sfaccettature. “Gli scarti dell’estrazione, intasano, cementificandolo, il letto di fiumi e torrenti, contribuendo al rischio esondazioni. Le alluvioni sono state otto in 20 anni a Carrara, tra cui quella rovinosa del 2014″, spiega Maria Paola Antonioli, presidente Legambiente Carrara.

E poi, più in generale, la distruzione di interi microhabitat che non riescono a sopravvivere allo sversamento della fanghiglia inquinante.

“È una situazione molto delicata, la politica fatica a intervenire, in quanto si considera il settore del marmo come principale fonte di lavoro del territorio. Ma lo stigma inquinante adesso comincia a essere insostenibile”, conclude Antonioli.