L’industria del cacao e lo sfruttamento minorile: ecco svelati i retroscena

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152 milioni i minori costretti a lavorare contro la loro volontà a cui è impedito frequentare la scuola o di ritornare nei propri villaggi o paesi di origine. Questo fenomeno è presente in particolare nel continente africano, in cui si concentra la metà dei bambini costretti a lavorare per la filiera del cacao.

Un’indagine svolta in Costa d’Avorio e Ghana dal Centro nazionale di ricerca Norc dell’Università di Chicago ha svelato che il lavoro minorile nella catena di produzione del cacao è aumentato negli ultimi dieci anni, con un incremento inquietante del 14%, passando dal 31 al 45% tra il 2008 e il 2019. In totale, circa 1,56 milioni di bambini lavorano nella produzione di cacao solo in queste due nazioni dell’Africa occidentale.

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In questo periodo di pandemia, l’International Cocoa Iniziative (I.C.I.), organizzazione non-profit che garantisce i diritti dei bambini che vivono nelle comunità agricole di Ghana e Costa d’Avorio, le maggiori produttrici di cacao al mondo, denuncia l’aumento i bambini impiegati nella coltivazione del cacao: il 19,4% rispetto al 16% .

Tale aumento è causato dall’incremento della domanda di cioccolato nei paesi occidentali e dal fatto che i bambini non si ammalano di Covid e quindi possono essere impiegati nelle piantagioni .

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Il 2021, però, è stato proclamato anno internazionale per l’eliminazione del lavoro minorile con una risoluzione adottata all’unanimità dall’Assemblea Generale dell’Onu nel 2019. Alla luce dei dati citati prima, le migliaia di volontari delle 105 cooperative e associazioni del movimento italiano del commercio equo e solidale socie di Altromercato, uniscono la propria voce a quella delle organizzazioni di diritti umani, come l’Ilo e l’Unicef, per sollecitare i governi a mettere in atto tutte le misure necessarie per raggiungere l’obbiettivo di adottare misure immediate ed efficaci per sradicare il lavoro forzato, porre fine alla moderna schiavitù e alla tratta di esseri umani, garantire la proibizione e l’eliminazione delle peggiori forme di lavoro minorile e porre fine al lavoro minorile in tutte le sue forme entro il 2025.

La responsabilità deve essere anche condivisa e devono essere chiariti i doveri dei partner commerciali di queste produzioni di cacao. Se la colpa diretta della schiavitù, del lavoro minorile e della distruzione ambientale ricade sui coltivatori, sono però i giganti del settore ad avere le possibilità di risolvere questi problemi e il potere e l’influenza necessari a cambiare il sistema che regola la produzione del cioccolato.


Di Beatrice Soverini

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