Un’inchiesta del programma di Rai 3 “Indovina chi viene a cena” fa luce sulla sostenibilità nel mondo della moda, sull’informazione di chi questa moda la rende accessibile al grande pubblico – star e influencer – e sul nostro approccio nei confronti della moda.
Nella seconda puntata del programma televisivo “Indovina chi viene a cena” di Sabrina Giannini, si parla di moda e del concetto di moda green che è sempre più in tendenza, evocata dai maggiori brand, che ha però tutto l’aspetto di un concetto patinato e apparente.
All’ingresso di una sfilata di alta moda, le domande poste dall’inviata del programma sui tessuti sostenibili e la filiera di produzione di materiali impiegati nell’industria del fashion hanno fatto scappare, o rispondere in maniera confusa le influencer che sui principali social parlano e sponsorizzano i brand.
“Indovina chi viene a cena” su Rai 3, ecco come il nostro approccio alla moda può essere più sostenibile
Quale dovrebbe essere l’approccio dei consumatori al mercato della moda, ormai dominato dalla fast fashion?
Secondo Livia Firth, fondatrice e direttrice creativa di Eco Age, “non c’è la moda sostenibile, è il nostro atteggiamento nei confronti della moda che deve esserlo. Nel momento in cui compriamo qualcosa, dovunque sia, ti devi chiedere se lo indosserai un minimo di trenta volte. Se la risposta è sì allora pensa a comprarlo, se invece è no, non compri” spiega Firth.
Un altro aspetto che riguarda la sostenibilità è la qualità dei tessuti, che dovrebbero durare nel tempo. In Europa c’è la migliore qualità delle fibre naturali, ma come spiega Giorgio Rondi, tecnologo di Lanificio e Canapificio Nazionale, siamo costretti ad acquistare le fibre dai mercati asiatici “Qui c’è un paradosso, L’Europa è il più grande produttore di lino della più alta qualità, ma l’80% se ne va in Cina e noi per avere la canapa dobbiamo comprare dalla Cina. Questo perché è più semplice coltivare la canapa del lino.”
Il nostro approccio verso la moda dovrebbe essere più sostenibile. Anche i tessuti dovrebbero durare, ma proprio l’Europa che ha la migliore qualità di fibre naturali è costretta ad esportarle nelle fabbriche di confezioni asiatiche.#indovinachivieneacena #Rai3 pic.twitter.com/CQU4FRtw5H
— Indovina Chi Viene a Cena (@ChiVieneACena3) May 4, 2023
Si dovrebbe quindi consumare meno e meglio, anche perché la grande quantità di scarti, invenduti e resi dei marchi fast fashion, come Shein, finiscono dritti nelle discariche a cielo aperto situate nel sud del mondo, con un un enorme impatto ambientale sul pianeta.