
Incendi. Il polmone del mondo, l’Amazzonia, si sta riducendo in cenere a causa degli incendi che, ogni minuto, distruggono aree verdi grandi come tre campi di calcio.
La foresta pluviale più grande del mondo, che non solo è l’habitat naturale per tre milioni di specie, animali e vegetali, ma produce il 20% dell’ossigeno atmosferico e assorbe annualmente oltre 2 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, dall’inizio dell’anno è stata colpita da una devastazione record: 72 mila incendi, di cui quasi 10 mila segnalati solo nell’ultima settimana.
Tra gennaio e agosto 2019, il numero di incendi nella regione è aumentato del 145 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018.
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In Amazzonia incendi e deforestazione vanno di pari passo.
Secondo i dati riportati da Greenpeace, quest’anno il 75 per cento dei focolai si è verificato in aree che nel 2017 erano coperte dalle foreste e che successivamente sono state deforestate o degradate per lasciare spazio a pascoli o aree agricole.
Negli stati di Rondônia e Pará, ad esempio, gli incendi mostrano chiaramente l’avanzata dell’agricoltura industriale nella foresta, spesso per far spazio a pascoli per il bestiame e colture, soia in particolare, destinate alla mangimistica.
Dei 6.295 focolai registrati tra 16 e il 22 agosto, il 19 per cento si è verificato in aree naturali protette, il 6 per cento delle quali appartengono a diversi Popoli Indigeni.
Come se questo non fosse già abbastanza, la Siberia, l’Alaska, la Groenlandia e le Canarie sono state protagoniste di grandi incendi.
Solo ad agosto, in Siberia sono andati a fuoco oltre 5 milioni di ettari di foreste, una superficie che equivale a poco meno di tutto il patrimonio forestale italiano.
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In Alaska si sono susseguiti incendi di dimensioni particolarmente estese, e in Groenlandia le fiamme sono arrivate a minacciare un centro abitato, mentre il gravissimoincendio nelle Isole Canarie ha costretto all’evacuazione 8 mila persone.
La distruzione delle foreste è una delle principali cause del cambiamento climatico e della massiccia estinzione delle specie.
La prima conseguenza della scomparsa di gran parte di queste zone “verdi” potrebbe portare nel prossimo futuro all’innalzamento delle temperature di 3-4 gradi centigradi.
La distruzione graduale della foresta pluviale Amazzonica rilascia infatti nell’atmosfera il carbonio imprigionato negli alberi, andando di fatto a generare anidride carbonica o metano, portando il clima a diventare più caldo e fornendo un ambiente essenzialmente più secco.
Diversi studi inoltre, dimostrano che la stagione degli incendi si è allungata di 35-40 giorni, addirittura di 80 in California: comincia prima e si conclude dopo.