Incendi a Los Angeles, il timore della pioggia nel weekend

Se da un lato potrebbero aiutare i vigili del fuoco, le (deboli) precipitazioni attese nei prossimi giorni potrebbero scatenare una nuova emergenza ambientale e sanitaria. 

La situazione degli incendi a Los Angeles resta ancora di emergenza, ed ora assume contorni paradossali. La pioggia che arriverà nel corso del prossimo weekend, se da un lato potrebbe aiutare a contenere la diffusione dei vari roghi ancora attivi, dall’altro costituisce un pericolo per l’incolumità e per la salute dei cittadini. Finora, il bilancio ufficiale parla di 28 vittime, centinaia di feriti, 14mila edifici distrutti e danni per almeno 200 miliardi di dollari.

I timori per la pioggia

Dopo oltre otto mesi di siccità, la debole pioggia prevista nel prossimo weekend sulla Contea di Los Angeles, a partire da sabato 25 gennaio, potrebbe rappresentare un piccolo aiuto al gravoso lavoro dei vigili del fuoco. Tuttavia, ora che gran parte delle foreste sono andate bruciate, si temono ripercussioni sul fronte geologico, ed è per questo che la sindaca Karen Bass ha già incaricato le forze dell’ordine di predisporre alcune barriere artificiali a protezione dei centri abitati scampati al disastro. Un ulteriore rischio è rappresentato dal contatto tra l’acqua piovana e le ceneri che ricoprono Los Angeles e tutta la Contea: non solo possono essere trasportate verso i corsi d’acqua e l’oceano, creando anche possibili flussi di fango e detriti, ma possono anche inquinare ulteriormente l’aria, che è già irrespirabile per la presenza di vari inquinanti, tra cui cancerogeni certi. Per questo motivo, sono già in corso operazioni di pulizia massiccia delle strade e dei centri abitati. In alcune zone della Contea di Los Angeles, infatti, potranno verificarsi rovesci temporaleschi, e in un terreno estremamente instabile questo è un rischio ulteriore.

L’allarme di geologi e meteorologi

A lanciare l’allarme, in tal senso, sono diversi geologi e meteorologi. Come Ryan Kittell, del Servizio meteorologico nazionale, che ha spiegato: “Anche se non dovesse piovere, sarebbe comunque una buona pratica, per tutte le comunità residenti, dal momento che questa è una minaccia con cui dovranno fare i conti per mesi o anni“. E a tal proposito, cita l’esempio di Montecito, piccola città a 130 km da Los Angeles che, dopo un enorme incendio, nel 2018 fu travolta da una frana caduta dalle aree interne e più alte che uccise 23 persone e danneggiò seriamente centinaia di case.

 

 

L’emergenza continua

Intanto, l’emergenza resta: i venti nelle ultime ore hanno perso intensità, ma si attende una netta ripresa già da domani, mentre i vigili del fuoco cercano di contenere gli incendi principali, non ancora completamente domati. La speranza è che i due roghi più devastanti, quello di Palisades e quello di Eaton, non superino le linee di contenimento predisposte dagli operatori intervenuti in queste due settimane di emergenza.
Come se non bastasse, alcuni incendi stanno divampando anche nelle Contee vicine, come quella di San Diego: qui diversi roghi, seppur di modesta entità, hanno costretto le autorità locali a ordini di evacuazione dei residenti. E per evitare guai peggiori, come ha tristemente insegnato il caso di Los Angeles, a scopo precauzionale sono state sospese oltre 60mila utenze in cinque diverse Contee della California meridionale.

Trump arriva venerdì

Donald Trump, appena insediatosi nuovamente alla Casa Bianca, ha annunciato che sarà a Los Angeles venerdì, dopo aver criticato ferocemente la risposta agli incendi da parte delle autorità locali: la sindaca Karen Bass e il governatore californiano Gavin Newsom, entrambi democratici. C’è grande attesa non solo per l’arrivo del presidente, ma anche per capire come verrà impostato il coordinamento tra governo federale e California dopo le polemiche a distanza.

 

 

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Le poche case rimaste in piedi

C’è chi parla di miracoli, ma non c’è nulla di inspiegabile o sconcertante dietro alle scene, non rarissime, che si sono presentate in questi giorni davanti agli occhi dei soccorritori intervenuti a Los Angeles: interi quartieri rasi al suolo dalle fiamme, e poche case rimaste perfettamente integre. Il motivo è presto spiegato: gran parte degli edifici residenziali, nelle zone più colpite dagli incendi, era realizzata in legno (e non mancano strutture che presentavano parti in amianto, creando così un ulteriore allarme ambientale e per la salute dei cittadini).
C’è chi però è stato previdente, ed ha costruito (o ristrutturato) la propria casa con materiali antincendio e decisamente più sostenibili. È il caso, ad esempio, dell’architetto Michael Kovac e di sua moglie Karina Maher, residenti a Pacific Palisades, il quartiere di Los Angeles più colpito dagli incendi. Nel progettare la propria casa, l’architetto ha scelto materiali antincendio, sistemi ignifughi e ritardanti. “Siamo felici che le misure che abbiamo deciso abbiano funzionato, e che la nostra casa, su cui abbiamo investito così tanto, in qualche modo è sopravvissuta agli incendi. Però è molto difficile vedere le case dei nostri vicini che non esistono più” – ha spiegato Michael Kovac all’agenzia Reuters – “Progettando e costruendo la casa così vicina alla natura, e conoscendo la storia della California meridionale, eravamo perfettamente consapevoli che a un certo momento ci sarebbe stato un grave incendio, come minimo nei dintorni. Per questo abbiamo pensato ad una casa che fosse sostenibile ma anche resistente agli incendi, fortunatamente questi due sistemi spesso coincidono. Non invertiremo la rotta del cambiamento climatico nel breve termine, quindi, nel frattempo, che si tratti di inondazioni nel Sud-Est, uragani o incendi in California, dobbiamo essere realistici su quali siano le minacce e progettare di conseguenza“.