Incendi a Los Angeles, il bilancio si aggrava ancora

Almeno 24 morti, decine di feriti, 16 dispersi e circa 200 mila sfollati. Ma anche danni per almeno 250 miliardi di dollari e una nuova ripresa dell’intensità dei venti che potrebbe rafforzare ulteriormente la distruttività dei roghi. 

Almeno 24 morti, decine di feriti, 16 dispersi, circa 200 mila sfollati e danni per almeno 250 miliardi di dollari. Sono dati spaventosi, e tuttavia ancora incerti e provvisori, quelli relativi ai vari incendi che stanno flagellando da quasi una settimana l’intera Contea di Los Angeles, in California. Il lavoro dei vigili del fuoco prosegue senza sosta ma dopo una lieve attenuazione nel weekend, i venti nella zona sono tornati a soffiare forte, alimentando ulteriormente i roghi.

Di fronte all’impotenza dei soli vigili del fuoco californiani, c’è un fatto che ha suscitato più di una polemica: l’arrivo, dal Messico e dal Canada, di altro personale deputato a fronteggiare gli incendi. Peccato che, generalmente, negli Stati Uniti i messicani non siano graditi in quanto immigrati spesso irregolari. Quello che fa ancora più scalpore, tuttavia, è che i più ricchi abitanti della zona hanno assoldato dei pompieri privati per salvare le loro lussuose ville dagli incendi o abbiano pagato diverse decine di migliaia di dollari per scavalcare le liste d’attesa o per farsi installare degli idranti privati, in un momento in cui c’è una grave carenza idrica anche per le stesse operazioni dei vigili del fuoco. E come se non bastasse, la situazione di emergenza e l’enorme domanda, in una zona estremamente ricca, hanno innescato meccanismi speculativi che di fatto hanno causato un’impennata del costo degli interventi.

La situazione resta sempre molto critica, con la città di Los Angeles che appare ancora spettrale ma da qualche ora è parzialmente ricoperta da polvere di colore fucsia. Si tratta del colore di una sostanza ritardante di fiamma che gli aerei antincendio hanno sversato sui vari fronti del fuoco che hanno devastato un’intera Contea. Difficile capire quando l’emergenza rientrerà: molto dipenderà dai rinforzi che arriveranno in queste ore ma soprattutto dalle condizioni meteo che finora sono state decisamente avverse.

Se gli incendi finora sono stati fuori controllo a causa dei terreni aridi e delle fortissime raffiche di vento, c’è ancora da risalire alle loro cause. La situazione è ancora di totale emergenza, ma le indagini sono già partite e si cerca di capire cosa abbia provocato un disastro simile. Il primo rogo, quello ribattezzato Palisades Fire, potrebbe infatti essere stato appiccato deliberatamente da qualcuno ma nelle ultime ore ha guadagnato terreno l’ipotesi che a generarlo possano essere stati i postumi dei festeggiamenti con esplosivi e fuochi d’artificio a Capodanno. Un primo incendio, causato direttamente dai fuochi d’artificio, era stato immediatamente estinto, ma non si esclude che in quella zona sia avvenuto il processo noto come reignizione. Un’ipotesi che, come spiega anche il Washington Post, sarebbe suffragata da alcune rilevazioni satellitari e dalle testimonianze dei residenti.

Tutto questo però non basta a spiegare un simile disastro, perché in poche ore, in tutta la Contea di Los Angeles, ci sono stati almeno sei diversi grandi focolai che ben presto si sono rivelati molto difficili da contenere. Uno di questi, quello di Hurst, molto probabilmente potrebbe essere stato causato da un guasto alle apparecchiature elettriche, come ammesso da Edison, che gestisce le forniture di energia in quella zona. Alcuni residenti, d’altronde, nelle prime ore dell’emergenza avevano fatto notare come, in una delle zone più ricche del mondo, le reti elettriche fossero rudimentali, fragili e fin troppo esposte alla furia del vento che non solo alimentava i roghi già esistenti, ma di fatto ne causava altri.

Le prossime ore saranno cruciali per capire come evolverà la situazione. Si prevede infatti una netta ripresa dell’intensità del vento, e questo potrebbe far precipitare l’intera Contea di Los Angeles, ma anche quelle limitrofe, di nuovo nell’emergenza più totale. E come se non bastasse, la previsione di sei mesi di tempo per rimuovere i detriti al termine dell’emergenza è già stata rivista: il volume di tutto ciò che resta è così ingente che la rimozione e il trasferimento potrebbero durare addirittura per tutto il 2025.