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Incendi, Copernicus: “A giugno emissioni altissime”

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L’aumento dell’intensità e del carbonio prodotto preoccupa soprattutto per quanto riguarda l’Artico. Il problema, però, riguarda tutto il mondo. 

L’estate è appena iniziata ma gli incendi che si stanno diffondendo in tutto il mondo stanno facendo impennare le emissioni di carbonio a livello globale. Il mese di giugno 2024 ha già fatto registrare il terzo livello più alto degli ultimi vent’anni, con emissioni più basse solo rispetto al 2019 e al 2020, quando in varie parti del mondo si erano verificati incendi di proporzioni devastanti.

Lo ha confermato il Servizio di monitoraggio dell’atmosfera di Copernicus (Copernicus Atmosphere Monitoring Service, CAMS), che ha anche sottolineato come l’eccesso di emissioni di carbonio si sta concentrando nel Circolo Polare Artico, anche a causa della vicinanza con la Repubblica di Sakha (o Jacuzia), dove quest’anno le temperature superficiali dell’aria sono nettamente più elevate e i terreni molto più secchi rispetto alla media del periodo. Due condizioni favorevoli all’origine e alla diffusione degli incendi, come dimostrano anche i dati relativi all’aumento del potere radiativo totale giornaliero (FRP), che indica l’intensità dei roghi, e delle emissioni di fumo in tutta la Regione.

La stima dei ricercatori di Copernicus, sulla base dei dati sul potere radiativo totale giornaliero degli incendi, indica emissioni di carbonio pari a 6,8 megatonnellate. Negli ultimi 20 anni, a giugno, le emissioni erano state superiori solo nel 2019, con 13,8 megatonnellate, e nel 2020, con 16,3 megatonnellate. Negli ultimi tre anni, in tutto l’emisfero Nord e in particolare nelle zone più settentrionali che vengono monitorate con maggiori attenzione, le emissioni causate dagli incendi sono state in linea con la media dell’ultimo ventennio, mentre quest’anno le condizioni meteorologiche appaiono decisamente più calde e secche. Potrebbe essere proprio questa la principale causa dell’aumento di emissioni di carbonio.

Climatologi e altri scienziati considerano l’Artico un importantissimo hotspot per il cambiamento climatico, e l’aumento degli incendi tra Siberia e Jacuzia viene definito un chiaro segnale d’allarme: il punto climatico di svolta, tanto temuto dalla comunità scientifica, potrebbe essere più vicino di quanto si possa pensare. Ci sono però altre zone del mondo dove gli incendi stanno assumendo maggiore intensità e causando aumenti senza precedenti nelle emissioni di carbonio. Molte di queste si trovano nell’emisfero Sud, nei territori di Brasile, Bolivia e Paraguay, e comprendono anche alcune zone umide, vero e proprio patrimonio per la biodiversità e per l’equilibrio ambientale.

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