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Ilva tra le aziende più inquinanti in Ue. Dati Ispra: “Situazione peggiorata con la nuova gestione”

Ilva. I nuovi dati Arpa-Ispra dicono che non è migliorata la situazione con il cambio di gestione, passato ad Arcelor Mittal a novembre. La 42ª azienda europea, su oltre 14 mila, per quantitativo di emissioni di CO2 (dati EU ETS), fa ora registrare un aumento delle emissioni degli altri agenti inquinanti (IPA, PM10, PM2,5, ecc..) rispetto alle concentrazioni dello stesso periodo nell’anno precedente. 

Le concentrazioni di sostanze inquinanti, rilevate in Cokeria e nel quartiere Tamburi di Taranto , sono aumentate da quando c’è la nuova gestione Arcelor Mittal. Sono stati pubblicati i dati Arpa-Ispra delle rilevazioni effettuate e relative ai primi cinque mesi di gestione Arcelor Mittal. Nel periodo compreso tra il 1 novembre 2018 e il 31 marzo 2019, i vari agenti inquinanti (C6H6, black carbon, H2S, IPA, PM10, PM2,5, CO, NO2) risultano nel complesso aumentati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il  confronto viene dall’Associazione Peacelink.

          Fonte: Peacelink

L’Associazione Peacelink, confrontando i dati Arpa-Ispra degli ultimi 5 mesi, a gestione Arcelor Mittal, con quelli dello stesso pentamestre dell’anno precedente, ha messo in evidenza come tutti gli inquinanti abbiano fatto registrare un aumento delle concentrazioni nell’aria, tranne il benzene (C6H6), che è diminuito del 3,69% nell’area della Cokeria, e il biossido di azoto (NO2) che pure ha fatto registrare un lieve decremento (-1,5%) nel quartiere Tamburi.
Per il resto, incremento delle concentrazioni, in particolare degli IPA totali, aumentati del +92% in Cokeria, e del +26% nel quartiere Tamburi.
Da notare che, malgrado la crescita delle concentrazioni, nel complesso nessuno dei parametri ha oltrepassato la soglia limite imposta dalla legge.  Ma Peacelink sottolinea che “l’esposizione dei lavoratori e della popolazione a tali sostanze non è priva di effetti avversi sulla salute anche a concentrazioni sotto i limiti di legge, come ha più volte precisato l’Arpa. Non vanno infine dimenticati gli effetti neurotossici di diverse sostanze di origine siderurgica, le cui conseguenze sono documentate nella letteratura scientifica sia in età pediatrica che in età avanzata”.

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GLI INQUINANTI
IPA, sono idrocarburi policiclici aromatici. Si tratta di un ampio gruppo di composti organici, per lo più non volatili, ma solidi o liquidi presenti nell’atmosfera come particolato, pulviscolo, di differente dimensione: PM1 – PM0,1 fino a PM0,01 (particolato finissimo) via via più sottile. Tra le sostanze presenti negli Ipa si trova anche il benzo(a)pirene  (collocato tra le sostanze cancerogene per l’uomo – Gruppo 1- dalla IARC , l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) in grado di danneggiare il DNA che i genitori trasferiscono ai figli, dando luogo al cosiddetto “effetto genotossico”.

PM10 e PM2,5 sono le cosiddette polveri sottili. Acronimi di  Particulate Matter ≤ 10 µm /≤ 2,5 µm, le sigle identificano particelle di particolato allo stato solido o liquido, disperso nella bassa atmosfera e aventi rispettivamente un diametro aerodinamico inferiore o uguale ai 10 e ai 2,5 micrometri. La dimensione del particolato è inversamente proporzionale alla sua pericolosità per la salute umana: minore è la dimensione delle polveri, maggiore è la loro capacità di penetrare all’interno dell’organismo. Esse insidiano il sistema respiratorio, arrivando arrivando fino ai bronchi e agli alveoli nel caso del particolato più fine, inferiore cioè ai 2,5 µm. L’impatto sulla salute umana si manifesta con una maggiore incidenza dei tumori, specie quelli polmonari ma anche al colon e all’intestino. Per queste ragioni la IARC ha inserito le polveri sottili nel Gruppo 1 della sua classificazione sugli agenti cancerogeni.
Peacelink osserva che possa essere “verosimile che il PM10 e il PM2,5 della cokeria costituisca una miscela molto più tossica del PM10 e PM2,5 di altre città, per le caratteristiche qualitative chimiche che lo distinguono dalle polveri sottili da traffico”.

BLACK CARBON è il nero di carbonio, più noto come nerofumo, è una polvere finissima composta prevalentemente da carbone, e prodotta dalla combustione incompleta di sostanze organiche.  La IARC lo colloca nel Gruppo 2b,tra gli agenti potenzialmente cancerogeni.

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H2S, idrogeno solforato o acido solfidrico è un gas incolore dall’odore caratteristico di uova marce, per questo definito gas putrido. Ad alte concentrazioni (superiori a 15000 µg/m³, milionesimi di grammo per metro cubo) agisce come irritante delle mucose.

C6H6 è il benzene, sostanza chimica organica che si presenta allo stato liquido ma che evapora facilmente a temperatura ambiente. E’ noto per la sua tossicità ed è stato collocato dalla IARC nel Gruppo1 della sua classificazione sugli agenti cancerogeni. Colpisce in modo particolare il sistema nervoso e il cuore. Provoca tossicità al midollo osseo, causando una riduzione dei globuli rossi e bianchi con conseguente anemia. Può anche determinare sanguinamenti ed effetti sul sistema immunitario aumentando, così, il rischio di contrarre un’infezione. Esposizioni a lungo termine (croniche) possono, inoltre, provocare varie forme di leucemia: leucemia mieloide acuta, linfoma non-Hodgkin, leucemia linfatica cronica e mieloma multiplo (fonte ISS, Istituto Superiore della Sanità).

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EMISSIONI CO2, Ex ILVA 42ª in Ue 
Il recente Rapporto Ue, sulle emissioni di anidride carbonica (CO2), aggiornato con i dati del 2018 e inserito nel Registro dell’ Unione, aveva visto l’industria di Taranto tra  le più inquinanti d’Europa. Su oltre 14 mila società europee, l’ex Ilva si piazza al 42°posto per emissioni di CO2: con quasi 4,7 milioni di tonnellate nel 2018.
I dati sulle emissioni di CO2 sono stati raccolti in un documento prodotto dal Sistema di scambio delle quote di emissione, l’EU ETS.

Emissioni CO2, centrali a carbone e aerei i più inquinanti. Dati UE

L’EU ETS (European Union Emissions Trading System) è il primo mercato mondiale di anidride carbonica, oltre che il principale mezzo attraverso cui l’Ue persegue la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, nei settori industriali a maggior impatto sui cambiamenti climatici. Il documento, aggiornato al 2018, riporta i dati delle emissioni verificate per ogni anno dell’intero decennio precedente, a partire dal 2008. Da notare che rispetto al 2017, nel 2018 le emissioni di CO2 dell’azienda hanno fatto registrare una riduzione, passando da 4.96.876 tonnellate nel 2017, a 4.693.674 tonnellate nel 2018.