Il numero di migranti climatici ha superato quello dei profughi di guerra

Secondo Amy Pope, direttrice dell’OIM, è necessario utilizzare i fondi del Loss&Damage per aiutare i Paesi più colpiti dagli eventi meteo estremi ad arginare il fenomeno dei migranti climatici

Le conseguenze dei cambiamenti climatici causano più migrazioni dei conflitti. A dirlo è stata una che di migranti se ne intende: Amy Pope, la direttrice dell’OIM, l’Agenzia delle Nazioni Unite per le migrazioni.

La direttrice Pope ha spiegato che nel 2022 – l’ultimo anno i cui dati sono certi e verificati – sono state 33 milioni le persone che sono fuggite dalle loro case e dalle loro terre a causa di inondazioni, tempeste, ondate di calore e di siccità. Tutti fenomeno meteorologici estremi il cui numero e la cui intensità stanno crescendo a causa dei cambiamenti climatici in corso causati dalle emissioni di CO2.

Un numero mai così alto e che supera il numero di persone che nello stesso anno hanno deciso di migrare per sfuggire ai conflitti bellici.

E col crescere degli eventi meteo estremi crescerà inesorabilmente anche il numero di persone che verranno colpite e quindi di migranti climatici. Lo scorso dicembre durante la COP28 di Dubai i leader mondiali hanno riconosciuto la mobilità climatica come parte del capitolo Loss&Damage che, in sintesi, significa la possibilità per l’OIM di utilizzare un numero ingente di fondi per aiutare i migranti climatici.

Senza aiuti finanziari ai Paesi più duramente colpiti dai cambiamenti climatici c’è da aspettarsi un aumento significativo di spostamenti oltre i confini di provenienza. E se oggi l’Italia stenta a gestire i 150mila arrivi di migranti all’anno, nel futuro questi numeri potranno essere molto maggiori. 

Per questo, sottolineano ancora dall’OIM, è importante aumentare gli aiuti economici che i paesi industrializzati devono girare ai Paesi più poveri e più colpiti dal riscaldamento globale.