In questo numero di Agrifood Magazine, realizzato in collaborazione con Italpress: 1) Cresce l’export del settore; 2) Il falso made in italy vale oltre 120 miliardi; 3) Pere e kiwi, 11 milioni ai produttori in difficoltà; 4) Pesticidi negli alimenti, la frutta è la più colpita
In questo numero di Agrifood Magazine, realizzato in collaborazione con Italpress:
1) Cresce l’export del settore: Dopo un 2022 da record, nei primi nove mesi del 2023 le esportazioni agroalimentari italiane superano il valore di 47 miliardi di euro, mettendo a segno una crescita del 6% rispetto allo stesso periodo del 2022. Secondo quanto rileva Ismeamercati, continua a crescere anche il valore delle importazioni, +8%, ma in maniera meno consistente rispetto al 2022; resta negativo il saldo della bilancia commerciale agroalimentare con un deficit di 1,2 miliardi.
2) Il falso made in italy vale oltre 120 miliardi: Sale ad oltre 120 miliardi il valore del falso Made in Italy agroalimentare nel mondo, mettendo a rischio la tenuta e il futuro della Dop Economy. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti in occasione della presentazione del Rapporto Ismea – Qualivita 2023 sui prodotti Dop/Igp dal quale si evidenzia che il sistema italiano di qualità “Food and wine” conta su 841 specialità tutelate che sviluppano un valore alla produzione di 20,2 miliardi con un aumento del 6,4% su base annua. In altre parole nel mondo, ci sono ben sei imitazioni per ogni prodotto a denominazione originale Made in Italy. In testa alla classifica dei prodotti più taroccati secondo la Coldiretti ci sono i formaggi, a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano, seguiti dai salumi, che vede tra i più clonati: il prosciutto di Parma e il San Daniele, ma anche la mortadella Bologna. Ma tra gli “orrori a tavola” – spiega Coldiretti – non manca l’olio extravergine di oliva, le conserve es i vini, dal Chianti al Prosecco, che non è solo la Dop al primo posto per valore alla produzione, ma anche la più imitata. “Il contributo della produzione agroalimentare Made in Italy a denominazione di origine alle esportazioni e alla crescita del Paese potrebbe essere nettamente superiore se dagli accordi venisse un chiaro stop alla contraffazione alimentare internazionale” – ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che a far esplodere il falso è stata paradossalmente la “fame” di Italia all’estero con la proliferazione di imitazioni low cost.
3) Pere e kiwi, 11 milioni ai produttori in difficoltà: E’ stato firmato un decreto che garantirà altri 11 milioni di euro ai produttori di pere e kiwi. Ad annunciarlo è il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. Nello specifico, quest’ultimo provvedimento prevede un incremento di risorse pari a 8 milioni per il comparto. In poche settimane sono stati complessivamente stanziati 23 milioni per sostenere due settori che hanno subìto danni economici a causa di eventi climatici e naturali, come siccità, grandine e fitopatie.
4) Pesticidi negli alimenti, la frutta è la più colpita: Nuova edizione del dossier di Legambiente “Stop pesticidi nel piatto 2023”, realizzato in collaborazione con Alce Nero, che fa il punto sui fitofarmaci presenti negli alimenti sulle nostre tavole. La buona notizia è che la percentuale dei campioni in cui sono state rintracciate tracce di pesticidi nei limiti di legge è risultata in diminuzione (39,21% contro il 44,1% dello scorso anno), così come quella dei campioni irregolari (1,62%). Regolare e senza residui è risultato, invece, il 59,18% (lo scorso anno erano 54,8%). Preoccupazione però il fatto che, seppur nei limiti di legge, nel 15,67% dei campioni regolari sono state trovate tracce di un fitofarmaco e nel 23,54% di diversi residui. Nei campioni analizzati sono state rintracciate 95 sostanze attive provenienti da fitofarmaci. In linea con il trend delle precedenti rilevazioni, la frutta si conferma la categoria più colpita. In riferimento alla verdura, il quadro risulta migliore: il 68,55% dei campioni analizzati è risultato senza residui. Nota positiva i prodotti di origine animale: dei 921 campioni analizzati, l’88,17% è risultato privo di residui.