Termovalorizzatore Roma, il punto di Ignazio Marino

L’ex sindaco della Capitale, ora parlamentare europeo dei Verdi, spiega le ragioni per cui si oppone al progetto dell’impianto che sorgerà in zona Santa Palomba. 

Tra i più convinti oppositori del progetto del futuro termovalorizzatore di Roma c’è Ignazio Marino. Medico chirurgo, già sindaco della Capitale e ora parlamentare europeo dei Verdi, Marino spiega a TeleAmbiente le ragioni per cui si dice contrario all’impianto che sorgerà in zona Santa Palomba.

Al di là dei toni trionfalistici del sindaco Gualtieri e della sua Giunta, ad oggi il termovalorizzatore per Roma appare un male minore perché rappresenta un’alternativa alle discariche. Ci sono altre soluzioni percorribili in un periodo analogo a quello della realizzazione dell’impianto? 

La prima cosa da precisare è che Roma, rispetto alle grandi città metropolitane, ma anche alle piccole città italiane e non solo, è drammaticamente indietro sulla raccolta differenziata. Differenziare i rifiuti è essenziale per il futuro non solo di Roma, ma anche del nostro Pianeta, dobbiamo trasformare i rifiuti da problema a ricchezza. Se separiamo la plastica, la carta, i metalli, il vetro e l’organico, avremo la possibilità di riutilizzare molti di questi materiali e farli rientrare nel ciclo produttivo, vendendoli all’industria che li riutilizzerà. Questo è importante perché diminuisce la quota di rifiuti indifferenziati, che tradizionalmente vengono destinati alla discarica, all’inceneritore o ad altre tecnologie. Roma ha circa 1,5 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno, e un terzo di essi è organico, destinabile non agli inceneritori ma a biodigestori che recuperano gas e quindi energia tramite un meccanismo chimico. Quando divenni sindaco, nel 2013, Roma aveva una percentuale di raccolta differenziata pari al 20%, in poco più di due anni riuscimmo a portarla al 45%. Lo stesso sindaco Gualtieri ha detto di voler raggiungere l’obiettivo, fissato dall’Unione europea, di raggiungere al 2030 una quota di raccolta differenziata del 75%. Però mi chiedo: se la differenziata nel 2015 era arrivata al 45%, e nel 2024 siamo alla stessa percentuale, in cosa vediamo questo lavoro dei sindaci di Roma nel ridurre la quantità di materiale da mandare a un inceneritore? Il sindaco Gualtieri conferma di non voler seguire quello che egli stesso afferma, perché se costruirà un impianto da 600mila tonnellate, rispettando la normativa europea e raggiungendo una raccolta differenziata al 75%, dovrà attrarre centinaia di migliaia di tonnellate da altre città, perché Roma al massimo ne avrà 200mila. Roma potrebbe diventare il luogo dove incenerire i rifiuti di tutti coloro che non stanno facendo bene il proprio lavoro nel differenziare. L’Unione europea è stata molto chiara sugli obiettivi da raggiungere, è chiaro che 600mila tonnellate sono molto di più del 25% residuo che è al massimo 300-350mila tonnellate, l’inceneritore per funzionare ed essere in attivo, come immagino vorranno gli imprenditore, dovrà bruciare il doppio dell’indifferenziato di Roma. A meno che Roma non decida, come accaduto già in passato, di entrare in infrazione rispetto alle norme europee. Roma in tal senso ha una solida tradizione, pensate che dal 1963 al 2013 l’unico modo per smaltire i rifiuti era la discarica di Malagrotta e l’Europa chiedeva di chiuderla circa dieci anni prima di quando lo chiesi io, e l’Italia pagava multe milionarie per ogni anno in più di attività. Spero che il ragionamento del sindaco Gualtieri non sia quello di dire ‘Io ora costruisco l’impianto, brucio tutto quello che ho, non faccio la raccolta differenziata e quando arriveremo alla scadenza del 2050 per le emissioni zero, quello sarà un problema di chi sarà sindaco nel 2050’. Spero vivamente che non sia questo il ragionamento del sindaco Gualtieri“.

Da sindaco, Lei ha potuto conoscere i vari problemi strutturali di Roma, a cominciare dalla gestione dei rifiuti. Puntare sull’economia circolare è importante, ma con i vari problemi sui rifiuti (raccolta differenziata non omogenea sul territorio, carenza di impianti e utenze fantasma) è possibile farlo nel breve-medio termine? 

Se io, con un’intelligenza media e capacità medie, sono riuscito a raddoppiare la raccolta differenziata nell’arco di 28 mesi potenziando anche la raccolta porta a porta, penso che un sindaco che dal punto di vista amministrativo ha un curriculum superiore al mio, dovrebbe riuscirci con maggior facilità. Alcuni Comuni del Lazio raggiungono già il 75% di raccolta differenziata, altri Comuni nel Veneto raggiungono o superano l’80%. Non stiamo parlando di una scienza che richiede intelligenze superiori, parliamo semplicemente di buona volontà. Certo, se si teme il lavoro e l’innovazione, è chiaro che bruciare, il mantra di 40-50 anni fa, diventa la soluzione più semplice. Bruciare rifiuti però è l’opposto dell’economia circolare e soprattutto, possiamo anche raccontarle in ogni modo, ma se uno brucia 600mila tonnellate di materiale, produrrà 600mila tonnellate di anidride carbonica. Questo lo può confermare anche un insegnante di chimica delle scuole medie e sarà CO2 che entrerà nell’aria che respireranno tutti i romani, non rimarrà in una cupola al di sopra dell’inceneritore ma si diffonderà, con il Ponentino, su tutta la città“.

Oltre alla CO2, un termovalorizzatore emette altre sostanze inquinanti e climalteranti. Ci sarà un aumento dei livelli di queste sostanze, anche pericolose per la salute, ma nei progetti della Giunta questo non potrebbe essere compensato, magari, dalle limitazioni al traffico veicolare previste dalla futura Ztl Fascia Verde? 

Quindi in una città che ha gravissimi problemi per quanto riguarda i trasporti, la soluzione è impedire ai cittadini di circolare con i mezzi privati? Roma è in ginocchio dal punto di vista dei trasporti pubblici, i bus sono insufficienti, molte fermate della metropolitana sono chiuse o non hanno ascensori né scale mobili, i romani sono costretti a utilizzare il trasporto privato. La città ha il più alto numero di automobili per abitante di qualunque capitale europea e quindi cosa vogliamo fare: inquinare l’aria con il termovalorizzatore ma impedire ai cittadini di muoversi a Roma? Io usavo la bicicletta o la Panda rossa, il sindaco Gualtieri probabilmente spostandosi con l’auto di servizio e con la scorta della polizia pensa che non sia un problema muoversi per il centro di Roma“.

In una intervista a TeleAmbiente, Prisco Piscitelli (vicepresidente di SIMA) ha spiegato che se conosciamo bene che tipo di rifiuti bruciamo, possiamo anche stimare quali e quanti inquinanti emetterà il termovalorizzatore. Il Prof. Piscitelli si era offerto anche di collaborare con la Giunta, offrendo una consulenza dal punto di vista sanitario. Crede che coinvolgere esperti sanitari possa rendere più credibile il progetto, anche agli occhi dei cittadini, a cominciare dai residenti nelle zone limitrofe a Santa Palomba?

Certamente, il coinvolgimento di società scientifiche e di professionalità come quella del Prof. Piscitelli, sarebbe non solo auspicabile, ma anche necessario, quasi obbligatorio. In quell’intervista, il Prof. Piscitelli aveva spiegato bene quante e quali sostanze, incluse quelle pericolose per la salute e cancerogene, vengono emesse da un inceneritore come quello che il sindaco Gualtieri vuole realizzare a Roma. Parliamo di comprendere esattamente quali sono le intenzioni della Giunta: quali e quanti materiali vogliono bruciare? Quali e quante sostanze nocive per la salute, comprese quelle capaci di indurre un tumore, verranno immesse nell’aria? Dobbiamo parlare di tutta la città, non solo di Santa Palomba, perché quelle sostanze certamente non resteranno solo in quella zona. Come ha suggerito il Prof. Piscitelli, è meglio fare verifiche e calcoli preventivi sul tipo di sostanze emesse, piuttosto che aspettare che l’impianto funzioni per dieci anni e poi calcolare quante morti in più, causate da emissioni nocive, ci saranno a Roma“.