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Ictus, 4 pazienti su 10 non accedono alla Stroke Unit

Ictus, 4 pazienti su 10 non accedono alla Stroke Unit

120mila casi di ictus ogni anno registrati in Italia, di questi quattro pazienti su dieci non accedono a una stroke unit. Un dato importante se si tiene conto del fatto che esistono cure efficaci in grado di restituire un’alta qualità di vita ai sopravvissuti.

Va ricordato poi che l’80% dei casi di ictus possono essere prevenuti da uno stile di vita sano, in primis smettere di fumare, e dalla gestione delle malattie che possono facilitarne l’insorgenza.

Il quadro della lotta alla malattia è stato fornito all’evento di chiusura della dalla campagna Strike on Stroke promossa da ISA-AIIL Associazione Italiana Ictus. Potere accedere alle cure specialistiche offerte dalle Stroke Unit significa evitare il rischio di sviluppare disabilità come la spasticità, che spesso si presenta quando il ricovero è già terminato.

La campagna ha realizzato delle interviste a medici e pazienti. Dalle risposte è emerso che “su 250 clinici, uno su tre confessa di non avere a disposizione linee guida adeguate a indirizzare i malati alle strutture idonee alla presa in carico. Sei su dieci non sanno se esistono normative a livello regionale dedicate a percorsi post episodio. Il 38% dei clinici lavora in unità neurovascolari in cui la persona viene dimessa senza essere inserita in un iter di recupero delle funzionalità compromesse. Il 64% ammette che dal ricovero in fase acuta all’arrivo nel reparto di riabilitazione trascorrono in media più di sette giorni.”

Purtroppo però le probabilità di sopravvivenza e il recupero delle funzionalità del paziente dipendono proprio dalla celerità con cui si interviene. In primis le terapie di rivascolarizzazione permettono di ripristinare il flusso di sangue alle parti del cervello colpite. Poi di cruciale importanza è essere ricoverati presso le Stroke Unit, in queste Unità dovrebbero essere ricoverate tutte le persone colpite dalla patologia, quando così non è la qualità di vita del ricoverato ( poter tornare a parlare, camminare, tornare al lavoro) si abbassa rispetto a quanto potrebbe recuperare. Per esempio la spasticità può essere trattata con la tossina botulinica che dà buoni risultati poiché riduce l’eccesso di tono muscolare tipico della spasticità e quindi favorisce la terapia riabilitativa, ma poche persone conoscono l’efficacia della terapia e le strutture pubbliche non la offrono in troppi casi. “Queste unità sono essenziali perché i pazienti possano accedere ai trattamenti senza che la distanza diventi un deterrente. La loro diffusione ridurrebbe anche i costi dell’assistenza, perché meglio viene curato il paziente e minore è la spesa pubblica.” ha affermato Francesco Bono, Coordinatore Nazionale Rete Italiana Tossina Botulinica – SIN (Società Italiana di Neurologia) .

La spasticità è tra i disturbi post-ictus più comuni e invalidanti – aggiunge Danilo Toni, Past President ISAAII –. Si tratta di un aumento del tono muscolare permanente che impatta fortemente sulla quotidianità del paziente con deformità degli arti e posture anomale. Non sempre compare subito: il 19% delle persone inizia a presentare spasticità a tre mesi dall’evento ictale, quando spesso ha terminato il ricovero. Proprio per la frequenza di questi casi è importante che medici e pazienti lavorino in sinergia: i primi per mantenere inseriti in un iter di cura i malati e i secondi per restare all’erta, pronti a riconoscere i sintomi e ad avvertire il proprio specialista. Anche i disturbi del linguaggio e della memoria sono comuni: in questi casi neurologi e logopedisti sono in grado di permettere un buon recupero, a patto che si inizi un percorso in tempi rapidi, poco dopo la comparsa dei sintomi.”

La campagna lancia quindi un appello affinché tutto il territorio nazionale sia capace di fornire percorsi omogenei di cura, in modo da limitare anche la spesa sanitaria sostenuta dallo stato per curare le persone che sviluppano una disabilità post ictus.

Con iniziative come questa vogliamo lanciare un messaggio di vicinanza alle persone con spasticità post-ictus e alle loro famiglie, perché potenziare i percorsi di diagnosi e di presa in carico di questa patologia è possibile una volta superato l’evento acuto. – aggiunge l’On. Luciano Ciocchetti, Vicepresidente della Commissione Affari Sociali alla Camera dei Deputati – Con l’incontro di oggi mi impegno a raccogliere le istanze dei pazienti e del mondo clinico per lavorare fianco a fianco del Ministero della Salute per potenziare i PDTA, i luoghi di cura sul territorio e stimolare alla creazione di reti multidisciplinari all’interno della riforma della rete ospedaliera (DM 70), garantendo un’offerta sanitaria capillare e omogenea in ogni Regione.”