Uno studio delle università di Ginevra e del Queensland hanno ipotizzato metodi alternativi per trasformare gli scarti delle attività estrattive e dare loro nuova vita
Le attività di estrazione di minerali producono un rifiuto sabbioso stimato tra i 30 e i 60 miliardi di tonnellate all’anno. Dall’altra parte, gli esseri umani hanno bisogno di sabbia per diverse necessità legate alle costruzioni.
Da questi due semplici assunti gli scienziati dell’Università di Ginevra e del Sustainable Minerals Institute (SMI) dell’Università del Queensland, in Australia, hanno trovato un modo alternativo ed ecosostenibile che potrebbe essere facilmente applicato ovunque nel mondo.
Visto che sia lo smaltimento della sabbia prodotta dalle attività estrattive e sia prelevare la sabbia per le costruzioni da mari e fiumi hanno un costo ambientale elevatissimo, gli scienziati hanno pensato di analizzare le due differenti sabbie per capire come risolvere le due questioni congiuntamente.
In un paper hanno presentato la cosiddetta ore-sand” (sabbia minerale). Pascal Peduzzi dell’Università di Ginevra ha affermato che “la sabbia minerale ha il maggior potenziale in termini di volume, rispetto ad altre ipotesi, per ridurre la quantità di sabbia prelevata nell’ambiente naturale. Utilizzando quello che finora è stato considerato come materiale d’avanzo, si potrebbe dare un importante impulso verso un’economia più circolare”.
Sostenibilità, Mattel lancia una linea di giocattoli a impatto zero sul pianeta
Mentre il professor Daniel Franks, leader del programma Development Minerals dello SMI, ha spiegato che “selezionare e riutilizzare questi materiali simili alla sabbia prima che vengano aggiunti al flusso di rifiuti non solo ridurrebbe significativamente il volume dei rifiuti generati, ma potrebbe anche creare una fonte ecosostenibile di sabbia”.
Fonti locali di sabbia
Plastica, dal Congo un’idea per trasformare i rifiuti in pavimentazione urbana