Home Animali Hawaii, 47 tonnellate di plastica nella riserva naturale. Una foca monaca liberata...

Hawaii, 47 tonnellate di plastica nella riserva naturale. Una foca monaca liberata da una rete da pesca

Hawaii, in una riserva naturale marina recuperate ben 47 tonnellate di plastica. Salvata anche una foca monaca con una rete da pesca stretta al collo.

Quello che potrebbe essere un paradiso naturale rischia di diventare un inferno per la fauna che da sempre lo popola. Alle Hawaii, nella più grande riserva naturale marina degli Stati Uniti, i volontari del Papahānaumokuākea Marine Debris Project hanno ripulito le coste da più di 47 tonnellate di plastica. Tra i rifiuti recuperati ci sono soprattutto attrezzature da pesca, come le ‘reti fantasma’, che non vengono smaltite correttamente dopo l’uso e finiscono in mare.

 

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Papahānaumokuākea Debris (@pmdphawaii)

Le ‘reti fantasma’ sono un grande pericolo per la fauna locale. Lo dimostra chiaramente quanto accaduto nel primo dei 24 giorni in cui i membri della spedizione hanno ripulito più di 15 chilometri di costa. I volontari hanno infatti trovato una foca monaca delle Hawaii, una femmina di quattro anni, con un pezzo di rete da pesca stretto intorno al collo e in evidente difficoltà. “Cercava disperatamente di liberarsene con le pinne anteriori”, ha raccontato Kevin O’Brien, presidente del PMDP. Lo riporta il Guardian.

La liberazione della foca monaca delle Hawaii dalle reti da pesca è stato un gioco da ragazzi per i volontari del PMDP. Anche perché, purtroppo, si tratta di un’operazione tristemente abituale. Kevin O’Brien ha lanciato anche un monito: “Su tutto il territorio delle Hawaii non c’è una presenza umana permanente. Abbiamo salvato quella foca monaca nel primo giorno in cui stavamo ripulendo le coste, per ogni esemplare in difficoltà che troviamo ce ne sono sicuramente molti altri che sfuggono alla vista”.

Rifiuti tossici, 25mila barili sepolti nell’oceano: un disastro ambientale che dura da più di 70 anni

Delle 47 tonnellate di rifiuti recuperati nella spedizione, la stragrande maggioranza era composta da attrezzature da pesca e da boe finite alla deriva, ma non sono mancati oggetti più ‘tradizionali’ come bottiglie di plastica, buste e accendini. La riserva naturale marina in cui hanno operato i volontari è l’habitat naturale per diverse specie minacciate. Non ci sono solo le foche monache delle Hawaii, ma anche le tartarughe verdi e 14 milioni di uccelli marini. Anche a causa delle correnti oceaniche, in questa zona i detriti si accumulano su diverse spiagge e dal 1996 sono state recuperate più di mille tonnellate di rifiuti.

Dagli scarti di lavorazione del pesce nasce una nuova bioplastica

I volontari nelle Hawaii sono riusciti a recuperare solo i rifiuti più voluminosi. “Non possiamo concentrarci su cose troppo piccole, l’oceano è pieno di rifiuti e non possiamo permetterci perdite di tempo” – spiega ancora Kevin O’Brien – “Noi facciamo la nostra parte con queste spedizioni, il resto spetta al mondo che deve impegnarsi a ridurre il consumo di plastica ma da questo punto di vista sono ottimista”.

Articolo precedenteIl lavoro diventa “ibrido” tra sessioni virtuali e in presenza
Articolo successivoTesla, la promessa: “I nostri supercharger alimentati solo da fonti rinnovabili”