Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, è da poco tornato da una missione in Ucraina e ha raccontato in che situazione vivono i bambini e come è cambiata la loro vita dall’inizio del conflitto
La guerra in Ucraina sta avendo un impatto devastante sui bambini. A tre anni dallo scoppio del conflitto armato la situazione per i più piccoli non fa che peggiorare. Si tratta di un conflitto iniziato però molto prima di tre anni fa, come ha spiegato Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, che ha recentemente effettuato una missione in Ucraina.
Un conflitto regionale
“Le ostilità su vasta scala sono iniziate da tre anni – ha spiegato Iacomini – ma questo è un conflitto che dura da undici anni e del quale noi abbiamo spesso parlato o abbiamo cercato di parlare, cercando di raccontare la situazione del Donbass ma con scarso successo. Questo conflitto faceva parte di quei conflitti regionali, di quelle guerre di cui non parla nessuno ma che poi purtroppo diventano invece più di sentire comune”.
Sempre più vittime e feriti
I numeri delle vittime e dei feriti forniti dall’Unicef dopo 1000 giorni di guerra sono allarmanti: un bambino su cinque ha perso un familiare o un amico e sono profondamente traumatizzati. Il numero delle vittime dei bambini è aumentato del 57%, quasi 3.000 bambini sono stati uccisi, c’è poi un numero enorme di feriti anche se poi è difficile dare dei numeri e delle cifre. “I numeri dei bambini uccisi sono quelli accertati dalle Nazioni Unite” precisa il portavoce di Unicef Italia. Il tasso di natalità è diminuito del 35% dal 2021 e un terzo dei bambini hanno lasciato il paese negli ultimi tre anni.
Senza corrente e senza acqua potabile
E per i piccoli che sono vivi e che non lasciano l’Ucraina la situazione è sempre più complessa: “I bambini vivono sei ore al giorno, in media, da tre anni sotto il bunker o sotto un rifugio, sotto le metro, hanno perso sette mesi della loro vita in questa maniera. Un milione e mezzo di bambini non ha l’acqua potabile, tre milioni e mezzo non hanno la corrente elettrica” racconta Iacomini.
La scuola e l’istruzione in Ucraina
Guardando alla scuola e all’istruzione, più di 1.600 strutture scolastiche sono state danneggiate o distrutte negli ultimi tre anni e quasi il 40% dei bambini studia solo online o attraverso un mix di lezioni di persona e a distanza, anche se spesso gli studenti seguono le lezioni dentro ai bunker e ai rifugi antiaerei. “Noi abbiamo fornito degli zainetti, dei kit nelle scuole nelle zone ancora agibili e poi abbiamo anche costruito dei rifugi sotto le scuole con dentro i power bank o torce, proprio per consentire a questi bambini la loro quotidiana attività”.
Continuare il percorso scolastico
L’Unicef ha messo a punto dei progetti, insieme alle autorità ucraine, per consentire agli studenti e ai bambini di continuare il loro percorso scolastico. Quelli più piccoli svolgono attività di disegno, giochi e altre attività ludiche, quelli più grandi cercano, dove è possibile, di continuare a studiare.
L’impatto sull’apprendimento
Tutto questo ha un impatto sulla crescita di bambini e adolescenti, ma anche sulla loro formazione e l’apprendimento che, come spiega Andrea Iacomini, equivale a “una perdita di apprendimento di circa due anni di lettura e di un anno di matematica, che, per un bambino in una certa età scolare, risulta essere fondamentale”.
Scuola luogo di aggregazione
Ma la scuola è il luogo dello stare insieme, in Ucraina è anche dove ci si rifugia e questo avviene in molte zone di altri paesi. La scuola è il luogo dove si mangia, è il luogo dove si riesce a compensare le mancanze della vita di tutti i giorni. “Quindi di fatto il danno è doppio in questo senso. Si sta facendo il possibile per costruire rifugi sotterranei nelle scuole distrutte. Io li ho visti a Mykolaïv per esempio. Ma è evidente che è piuttosto difficile causando problemi di apprendimento” conclude Andrea Iacomini.