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Guerra al biologico. Così il Masaf vuole punire chi viene contaminato e non chi contamina

Guerra al biologico. Così il Masaf vuole punire chi viene contaminato e non chi contamina

Se non si tratta di guerra al biologico ci manca poco. Ha infatti suscitato aspre critiche la bozza del decreto che il Masaf si accinge a varare, subito rinominato “ammazza biologico”.

Le nuove norme prevedono che in caso di cibo biologico contenente una traccia di pesticidi al di sotto di 0,01 parti per milione, questo diverrebbe irregolare (in caso di multiresiduo) e quindi non vendibile oppure, se in presenza di una sola molecola, tale cibo sarebbe messo in quarantena in attesa di comprendere la causa della contaminazione.

Cos’è il biologico

Per essere certificato come biologico il cibo deve essere prodotto senza l’uso di sostanze chimiche di sintesi quindi niente pesticidi, concimi, diserbanti, anticrittogamici o insetticidi. Va detto che la vicinanza di terreni coltivati con metodi tradizionali può causare minime contaminazioni, poiché i terreni sono spesso confinanti e i pesticidi possono essere trasportati dal vento.

Contaminazioni pari allo 0,01 mg/km sono considerate fisiologiche proprio perché non evitabili e perché a livelli così bassi non costituiscono un pericolo per la salute del consumatore.

La problematicità della norma sta nello scaricare sui coltivatori biologici la responsabilità della contaminazione attribuibile all’inquinamento ambientale e senza intervenire su chi utilizza i pesticidi, né diminuendo la quantità di pesticidi ammessi né facendo rispettare la distanza di legge tra terreni adibiti ad agricolture tradizionali e quelli ad agricolture biologiche.

La misura, particolarmente rigida, non sembra poi essere motivata dalla tutela della salute pubblica. Infatti, tali livelli di contaminazione sono tollerati nell’agricoltura integrata e nei “prodotti a residuo zero” che ottengono i finanziamenti della Politica Agricola Comune (Pac).

Il sospetto avanzato da più parti è che il governo voglia così favorire questi ultimi metodi di coltura a discapito del biologico.

Il settore biologico è in crescita in tutta Italia

Grazie alle evidenze scientifiche che ne attestano la genuinità e la sostanziale assenza di pesticidi, il biologico rimane il cibo migliore da consumare soprattutto per donne incinte e bambini poiché l’assenza di pesticidi non favorisce l’insorgenza di malattie neurodegenerative a cui è legata l’assunzione di fitofarmaci attraverso il cibo. La mossa del ministero appare in controtendenza rispetto al resto d’Europa in cui non vigono regole così rigide.

Franco Ferroni, Ufficio sostenibilità del WWF Italia, ha dichiarato a TeleAmbiente: “L’agricoltore biologico non si può difendere dalla contaminazione accidentale e rischia di essere fortemente penalizzato dal blocco della commercializzazione dei suoi prodotti e da multe salate. Con una normativa che si applicherebbe solo al biologico, si introduce la tolleranza zero, anche la minima contaminazione tecnicamente rilevabile viene considerata una non conformità alle norme del biologico, cosa non prevista per agricoltura integrata e convenzionale”.

Ferroni evidenzia come sia paradossale che il multiresiduo valga solo per l’agricoltura biologica mentre non sia sottoposto ad alcun limite nelle altre forme di agricoltura. La responsabilità della contaminazione è di chi li usa e non di chi non li utilizza. “Inoltre -Ricorda Ferroni- mancano gli strumenti per la prevenzione della contaminazione accidentale perché il Piano di azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari è scaduto dal 2019 e la bozza presentata nel 2019 non garantiva la tutela delle produzioni biologiche, scaricava l’onere della prova sul biologico. La legge n°23 del 2022 ribaltava l’onere della protezione dalle contaminazioni sugli agricoltori convenzionali. Nel caso di aziende agricole all’interno dei distretti del biologico era l’agricoltore confinante che doveva mettere in atto misure per evitare la contaminazione verso i terreni biologici e non il contrario. Questa norma non è stata mai attuata perché non essendo stato rinnovato il Piano di azione nazionale, chiamato PAN pesticidi, la norma non ha uno strumento attuativo.”

Il rischio di arresto di un intero settore 

Se questa norma venisse approvata significherebbe, se non la fine del biologico, sicuramente una sua forte battuta d’arresto perché i coltivatori che si ritrovano circondati da agricolture convenzionali rischierebbero di vedersi bloccare la produzione, c’è il rischio che molti agricoltori abbandonino il biologico per tornate ad agricoltura integrata o agricoltura zero che dalla Pac possono essere premiati più del biologico. “Gli stessi soggetti che nel 2022 hanno fatto di tutto per ostacolare l’approvazione della legge oggi stanno cercando di mettere i bastoni tra le ruote alla crescita del biologico”, sostiene Ferroni.

L’Italia si è data l’obiettivo del 25% del terreni coltivati a biologico entro il 2027, in anticipo rispetto all’obiettivo europeo fissato per il 2030. Al momento siamo quasi al 20%, questa anticipazione di tre anni che sancirebbe la nostra leadership nel settore in Europa, è quindi vicina. Di fatto la nuova normativa potrebbe rallentare il raggiungimento dell’obiettivo.