Gubbio (Pg), ‘Nathivia Connection Fest’, tra gli ospiti il prof. Mancuso

A Gubbio (Pg) un festival per entrare in profonda connessione con noi stessi e con l’ambiente che ci circonda. Tra gli ospiti più illustri, il prof. Stefano Mancuso. “Se l’intelligenza è la capacità di risolvere i problemi – ha detto Mancuso – le piante sono addirittura meglio di noi”

In Umbria, nel comune di Gubbio (Pg), nella Tenuta di Fassia, estesa come la città di Lucca, è andata in scena la prima edizione del Nathivia Connection Fest.

Ai microfoni di Teleambiente, lo spirito del festival è stato illustrato dall’organizzatrice, Lucia Troisi.

“Quello che noi crediamoha detto Lucia Troisi – è che il benessere dell’essere umano, va di pari passo con il benessere degli animali e delle specie vegetali e per quello cerchiamo di accompagnare le persone verso uno stile di vita, che possa, in qualche modo, essere migliore per loro, ma anche per questo pianeta. Perché non crediamo in un sistema umano-centrico, ma in una nuova società ‘ecocentrica’ “.

“Io come organizzatriceha aggiunto Lucia Troisida questi tre giorni porto via tantissima bellezza. È rincuorante vedere che ci sono così tante persone che hanno voglia di un cambiamento e che credono che il futuro possa essere ancora buono, che non ci sia solo distruzione davanti a noi, ma veramente possiamo costruire qualcosa di bello”.

“Spero che ha sottolineato Troisi per chi partecipa, questo sia stato un momento per tornare ad essere veramente umani, perché spesso con la società che viviamo, con i tempi che viviamo, è molto difficile essere umani”.

Tanta gente, non soltanto dall’Umbria

“I partecipantiha commentato Lucia Troisi – vengono da tutta Italia e questo per noi è una grande soddisfazione ed orgoglio. Abbiamo persone che hanno preso l’aereo dalla Sardegna, altri da Bergamo, da Messina, siamo veramente felici”

Un festival che ‘connette’

“Un luogo per riconnettersi ha evidenziato Lucia Troisi, sempre a Teleambientenoi invece siamo sempre più disconnessi. Per questo nel titolo del festival c’è la parola ‘connessione’ perché in realtà entrare in connessione con noi stessi, significa entrare in connessione con tutto quello che è intorno a noi: il nostro ambiente, ma anche tutti gli altri esseri viventi. Per questo si parla di salute ad un livello veramente profondo, perché è il nostro benessere”.

Gubbio (Pg), 'Nathivia Connection Fest', tra gli ospiti il prof. Mancuso, foto Lucia Troisi e Stefano Mancuso

Nella tre giorni del festival si sono svolte conferenze, laboratori creativi, percorsi esperienziali, attività outdoor, spettacoli e concerti, tutti incentrati sullo smantellamento delle resistenze che ci impediscono di entrare in connessione sia con gli altri esseri viventi che popolano il pianeta, comprese le piante, sia con le parti più profonde di noi stessi.

Tra i personaggi di spicco intervenuti, anche il prof. Stefano Mancuso, botanico e saggista di prestigio mondiale, i cui studi hanno in gran parte ispirato la nascita dell’iniziativa.

“I problemi complessi ha affermato il prof. Stefano Mancuso a Teleambiente – possono essere raccontati in maniera da essere compresi da tutti. Diceva Einstein che se non sei in grado di spiegare qualunque problema di fisica, anche il più complesso, ad una qualunque persona, vuol dire che tu quel problema non lo hai capito ed è esattamente quello che accade per fenomeni così complessi come per esempio l’ambiente, il pianeta”.

“L’uomo ha continuato Mancusoè cieco nei confronti delle piante. Questo è il problema dell’antropocentrismo dell’uomo: non riuscire a vedere che ci sono altre specie oltre a noi e soprattutto non riuscire a capire che siamo sempre all’interno della natura. Non siamo né fuori, né sopra di essa. Noi siamo una specie, tra le tante e capire come funzionano le interconnessioni, la rete che ci unisce, è fondamentale”.

“Noi (animali) – ha spiegato Stefano Mancuso nel suo interventosiamo lo 0,3 % della vita, in un’analisi chimica ci sarebbe scritto ‘tracce’. La vita di questo pianeta è fatta da piante. Le piante sono l’87% della vita. Ci sono i funghi che rappresentano 1,2 % e quello che manca sono microrganismi. Il fatto che noi non vediamo l’87% dipende da come noi percepiamo la realtà. Noi siamo ciechi alle piante, questa cosa si chiama ‘plant blindness’, cecità alle piante. È l’assoluta incapacità che noi uomini abbiamo di percepire l’enorme quantità di vita vegetale che ci circonda”.

“Le piante sono talmente diverse da noiha proseguito Mancuso sempre a Teleambiente che non riusciamo proprio a vederle, il nostro cervello le nasconde, le cancella. Noi siamo in grado di percepire e vedere soltanto quello che ci assomiglia e non c’è niente su questo pianeta più diverso da noi, delle piante”.

“Dovremmo però cominciare a capire – ha consigliato il prof. Mancuso che queste specie, che sono straordinariamente evolute e che hanno delle capacità che noi avevamo ignorato fino a poco tempo fa, sono in realtà una fonte di ispirazione, un modello che potrebbe essere fondamentale proprio per la risoluzione dei nostri problemi”.

Le piante sono intelligenti

“Se l’intelligenza è la capacità di risolvere i problemi – ha ricordato Mancuso – le piante sono addirittura meglio di noi. È proprio la loro enorme incapacità di sopravvivenza che indica l’intelligenza stessa. In realtà l’intelligenza è un fenomeno della vita. Non è possibile vivere senza essere intelligenti”.

L’uomo se perde un organo rischia di morire, la pianta può perdere l’80% del suo corpo e restare in vita.

“Quando pensiamo di essere quanto di più perfetto esista su questo pianeta – ha ribadito Stefano Mancuso, sempre a Teleambientedovremmo semplicemente ragionare su questo piccolissimo punto: la nostra organizzazione è talmente fragile che basta che si rompa uno solo dei nostri singoli, o doppi, organi, perché l’intera organizzazione del nostro corpo, collassi, muoia. Il corpo di una pianta è talmente robusto che se ne può rimuovere l’80% e la pianta continua a vivere. Sono proprio organizzazioni diverse, che noi”.

Le piante e la loro comunità

“Una capacità straordinaria delle piante – ha affermato ancora Stefano Mancuso – è quella di costruire le comunità ed è un’altra abilità che dovremmo cominciare a copiare. Non perché le comunità abbiano nulla di etico, di buono, o di cattivo, ma semplicemente perché le comunità sono la maniera più efficiente per garantire la sopravvivenza di una specie”.

“Noi – ha concluso Mancuso a Teleambientesiamo solo lo 0,3 % della vita e non possiamo pensare di comprendere la vita se comprendiamo solo lo 0,3%. È come se in un parlamento di 300 persone, la maggioranza fosse composta da 1”.