Guardia di Finanza, Operazione “Rispettiamo la Natura” nel Lazio e in Umbria

Attraverso l’Operazione “Rispettiamo la Natura”, la Guardia di Finanza ha condotto ispezioni sia in mare contro la pesca a strascico sia in terra contro le discariche abusive. 

Guardia di Finanza in prima linea per tutelare l’ambiente italiano sempre più fragile a causa dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento e della perdita di habitat. Attraverso l’Operazione “Rispettiamo la Natura nel Lazio e in Umbria, i militari appartenenti al Reparto Operativo Aeronavale (ROAN) di Civitavecchia hanno condotto ispezioni sia in mare contro la pesca a strascico sia in terra contro le discariche abusive.

Dopo essere saliti a bordo degli elicotteri, gli uomini della Guardia di Finanza hanno perlustrato il territorio. Otto le discariche abusive sottoposte a sequestro tra Pomezia, Ladispoli, San Felice Circeo, Nepi e Gallese, nel Lazio, per un totale di almeno 32.000 metri quadri. Le attività di controllo si sono spostate poi in Umbria. Qui ben tre – due a Spoleto e una a Umbertide – le attività illegali di stoccaggio di rifiuti su un’area di quasi 14.000 metri quadri. Tra gli oggetti avvistati, oltre 200 automezzi e una quantità indefinita di materiale ferroso. E non è finita qui.

Durante il monitoraggio della costa del Lazio, i militari alla guida di motovedette hanno bloccato quattro imbarcazioni impegnate nella pesca a strascico. Un metodo che, oltre a essere considerato vietato nelle vicinanze della terraferma, potrebbe danneggiare per sempre i fondali del pianeta Blu.

L’Operazione “Rispettiamo la Natura” appena conclusa testimonia il costante impegno della Guardia di Finanza a tutela dell’ambiente marino e del territorio, attraverso la capillare attività di pattugliamento degli uomini del Reparto Operativo Aeronavale (ROAN) di Civitavecchia“, ha commentato il Corpo militare con competenze generali di polizia economico-finanziaria.

Operazione “Rispettiamo la Natura” della Guardia di Finanza, sempre meno alla COP16 a Roma

Riprenderà in Italia, a Roma, nella sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), dal 25 al 27 febbraio 2025, la COP16, cioè la Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità. Ad annunciarlo è stata l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) dopo il flop dei negoziati a Cali, in Colombia, tra il 21 ottobre e il 1° novembre 2024. Obiettivo della riapertura dei lavori è, secondo il ministro dell’Ambiente e dello Sviluppo Sostenibile della Colombia e Presidente della COP16, cioè della Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità, Susana Muhamad, il raggiungimento della pace con Madre Terra. “L’Italia deve farsi capofila di una visione naturalistica del territorio“, ha commentato il Vicepresidente della Camera dei Deputati e deputato del Movimento Cinque Stelle (M5S), Sergio Costa.

Durante la prima sessione della COP16, cioè della Conferenza delle Parti sulla Convenzione delle Nazioni Unite per la Biodiversità, i rappresentanti di 196 Paesi non avevano sottoscritto un’intesa per finanziare un fondo necessario al ripristino degli habitat naturali degradati nelle aree più povere del Globo. A non volere spendere risorse economiche per animali e piante erano stati Canada, Svizzera e Unione Europea. Proprio per questo gli Stati dell’Africa e dell’America del Sud avevano espresso rabbia per il trattamento subìto. La riapertura dei negoziati a Roma, Città Eterna esempio non solo di cultura ma anche di biodiversità, nonostante le continue scoperte della Guardia di Finanza, dalle discariche abusive alle imbarcazioni impegnate nella pesca a strascico, potrebbe aprire nuovi scenari nella salvaguardia della ricchezza di vita del pianeta Terra.