Il continuo aumento delle temperature oceaniche si sta rivelando una seria minaccia per la calotta polare della Groenlandia. Gli scienziati dell’Università della California e il Jet Propulsion Laboratory della NASA hanno quantificato per la prima volta l’impatto del riscaldamento delle acque costiere sui singoli ghiacciai nei fiordi della Groenlandia.
I ricercatori della missione Oceans Melting Greenland (OMG) hanno analizzato oltre 200 ghiacciai di una delle isole più grandi al mondo, utilizzando navi e aerei. Hanno scoperto che tra il 1992 e il 2017 sono stati almeno 70 i ghiacciai, situati in profonde vallate, che hanno rappresentato la massiccia perdita di ghiaccio della Groenlandia.
Scientists with the Oceans Melting Greenland mission have discovered that glaciers in Greenland’s deep fjords account for nearly half of all ice loss (as previously monitored by satellites): https://t.co/a0Ky6baRz7 pic.twitter.com/u2juLaVpgG
— NASA (@NASA) January 25, 2021
I ghiacciai che si trovano in quelle profondità sono i più soggetti a processi di cambiamento e talvolta di scioglimento, in seguito a un’erosione che parte dal basso e risulta dal mix di acqua calda e salata.
Dalle ricerche, però, è risultato anche che i blocchi di ghiaccio che si trovano più in alto non subiscono gli effetti del processo di erosione.
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L’autore dello studio e ricercatore presso il Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA, Michael Wood ha affermato: “Sono rimasto sorpreso da quanto fossero irregolari e asimmetrici; i ghiacciai più grandi hanno subito più danni e in modo più rapido di quelli più piccoli”.
“I ghiacciai più grandi sono i più sensibili ai cambiamenti della temperatura delle acque e determinano la perdita di ghiaccio maggiore per la Groenlandia” ha aggiunto.
Insieme all’Antartide rappresentano le due calotte polari più grandi del pianeta. In alcuni punti il ghiaccio è spesso più di 3 km e quando grandi parti si staccano, in seguito all’erosione, vanno a formare gli iceberg, ma la perdita viene reintegrata con le nevicate.
Wang Xiangjun, il popolare ambientalista cinese è scomparso tra i ghiacciai
Lo scioglimento purtroppo è in atto dai primi anni ’90 ed ha subito una rapida accelerazione che sta provocando un significativo restringimento della calotta. I fattori che contribuiscono maggiormente sono il mescolamento di acqua salata (più pesante ed erosiva) e acqua dolce (solitamente più tiepida) e il riscaldamento globale.
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“Conosciamo già da un decennio gli effetti del riscaldamento degli oceani, ma per la prima volta siamo stati in grado di quantificare il livello di erosione e di mostrare i risultati degli ultimi 20 anni”, ha dichiarato Eric Rignot collaboratore della OMG e della JPL.
Di Francesco De Simoni