Home Attualità Greenpeace, al via la spedizione ‘Difendiamo il mare’: la partenza da Ancona

Greenpeace, al via la spedizione ‘Difendiamo il mare’: la partenza da Ancona

Partirà domani, da Ancona, la nuova spedizione di Greenpeace, ‘Difendiamo il mare’. Un vero e proprio tour che ha come obiettivo la tutela delle acque italiane.

Torna la spedizione ‘Difendiamo il mare‘, promossa da Greenpeace in collaborazione con la Fondazione Exodus e con ricercatori dell’Ias-Cnr di Genova, del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente (Disva) dell’Università Politecnica delle Marche e del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ambiente e della Vita (Distav) dell’Università di Genova. Si partirà domani, dal porto di Ancona, a bordo della barca a vela Bamboo, fornita proprio dalla Fondazione di don Antonio Mazzi. “Lo scopo è documentare la bellezza e la fragilità dei nostri mari, denunciare come i cambiamenti climatici e l’inquinamento da plastica siano interconnessi e producano impatti negativi sull’ecosistema marino e sulle comunità costiere“, spiega Greenpeace.

 

A bordo della barca, gli attivisti di Greenpeace e i ricercatori monitoreranno lo stato di salute dell’Adriatico centro-meridionale. L’iniziativa è stata presentata oggi all’Università Politecnica delle Marche, nell’ambito del convegno scientifico ‘Moby Litter un anno dopo: impatti, minacce ed opportunità per un mare in pericolo’. Il rettore dell’ateneo marchigiano, Gian Luca Gregori, ha spiegato: “La salute del mare è un tema fondamentale, che testimonia la necessità di creare sinergie ed approcci multidisciplinari per affrontare e trovare soluzioni a problemi complessi. Senza la cooperazione tra comunità scientifica, associazioni ambientaliste, società civile e mondo produttivo, la ricerca non avrebbe fatto enormi passi avanti nello studio dell’inquinamento da plastica. Vogliamo arrivare a risultati tangibili per la salute dei mari e la vita dei cittadini“.

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Il tour durerà tre settimane, partirà da Ancona e toccherà il Conero (dove da tempo si richiede la realizzazione di un’area marina protetta), diverse zone colpite dall’inquinamento (foce del fiume Pescara e altre aree soggette a impatti inquinanti o nei pressi dei grandi centri urbani) e anche aree marine protette già esistenti (Torre del Cerrano, Isole Tremiti, Torre Guaceto). Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia, ha spiegato: “Vogliamo svelare il lato nascosto dell’industria dei combustibili fossili, che non solo causa l’emergenza climatica ma incrementa anche la produzione di plastica. Con l’aiuto dei sub e di comitati locali mostreremo l’impatto della plastica nell’Adriatico, mentre gli istituti di ricerca coinvolti ci forniranno evidenze scientifiche da presentare a enti e aziende per salvare i nostri mari“.

 

Nelle edizioni degli scorsi anni, la spedizione ‘Difendiamo il mare‘ aveva permesso di studiare la situazione nel mar Tirreno. Con l’Adriatico arriva un’occasione ancora più unica, dal momento che questo mare è poco studiato dalla comunità scientifica internazionale nonostante la sua importanza per il turismo e il commercio. A causa della circolazione marina e dell’apporto fluviale, diversi studi stimano che l’inquinamento da plastica sia particolarmente rilevante proprio nel versante italiano: lo stabilisce anche l’ultimo rapporto di Greenpeace, ‘Plastic Litter in the Adriatic Basin’.

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La plastica che vediamo il mare è solo la punta dell’iceberg, più del 95% di questi materiali è presente sotto forma di microplastiche, invisibili a occhio nudo e ingerite da tutti gli organismi marini. Grazie a Greenpeace all’Ias-Cnr abbiamo già analizzato casi complessi, come gli effetti della Costa Concordia, della perdita delle ecoballe nel Golfo di Follonica o la situazione alla foce del fiume Sarno” – spiega Francesco Regoli, direttore del Disva – “Quest’anno ci aspettiamo nuovi e importanti risultati sulla presenza delle plastiche in Adriatico anche grazie a nuovi strumenti e sistemi di analisi che contribuiranno a caratterizzare il rischio delle microplastiche in mare e ad aumentare la consapevolezza pubblica su questa minaccia“.