Le aziende produttrici di carne e latticini inquinano tanto quanto quelle che utilizzano i fossili. Il nuovo report di Greenpeace mette a confronto le emissioni di metano di 29 aziende produttrici di carne e latticini con quelle delle 100 aziende più importanti del settore fossile.
Tra i produttori di carne vi è anche il gruppo italiano Cremonini che controlla i marchi Montana, Manzotin, Fiorani e Montagna.
Il metano è un gas a effetto serra 80 volte più potente dell’anidride carbonica (nell’arco di 20 anni dall’emissione) questo, sottolinea Greenpeace, significa che tagliare la sovrapproduzione del settore permetterebbe di rallentare il riscaldamento globale e consentire più tempo per realizzare la transizione energetica verso le fonti rinnovabili.
Nel dettaglio l’adozione di una dieta prevalentemente vegetale permetterebbe di raffreddare la temperatura globale di 0,12 gradi centigradi entro il 2050. un risultato importante se si pensa che secondo uno studio pubblicato su Nature Sustainability, per ogni 0,3°C di riscaldamento evitato si potrebbe ridurre l’esposizione al caldo estremo per 410 milioni di persone.
La riduzione delle emissioni di metano dipende dalla capacità di ridurre la produzione e il consumo di carne e latticini.
Diverse azioni sono state realizzate contro grandi gruppi produttori di carne e latticini per denunciarne i tentativi di greenwashing e il ruolo giocato nella crisi climatica.
“Per tanto tempo abbiamo osservato la crescita senza freni delle grandi aziende di carne e latticini, come se il settore fosse in qualche modo esente da responsabilità verso la crisi climatica, ma non è affatto così”, dichiara Federica Ferrario, responsabile della campagna Agricoltura di Greenpeace Italia. “Siamo spesso stati messi di fronte a una realtà nella quale sono gli allevatori o i consumatori a dover cambiare, mentre queste aziende decidono cosa gli agricoltori devono produrre, quanto devono essere pagati e cosa noi dobbiamo mangiare. Ora però sappiamo che un cambiamento del sistema è possibile”.
“I governi devono guidare gli investimenti e le politiche per avviare il cambiamento”, aggiunge Ferrario. “Abbandonando la sovrapproduzione e il consumo eccessivo di carne e latticini, sostenendo gli agricoltori e i lavoratori del settore in una giusta transizione. E così facendo, salvando milioni di vite limitando il riscaldamento globale”.