Venerdì 16 febbraio c’è la prima udienza della causa civile che vede Greenpeace, ReCommon e 12 cittadini contro Eni.
A poco meno di un anno dall’avvio della causa, è arrivato il momento per Greenpeace, ReCommon ed Eni di confrontarsi in Tribunale.
Il 16 febbraio si tiene infatti la prima udienza della causa civile che vede Greenpeace, ReCommon e 12 cittadini e cittadine contro la multinazionale dei combustibili fossili Eni.
Le due associazioni ambientaliste, il 9 maggio scorso, avevano annunciato l’inizio dell’azione legale – la prima in Italia – contro il colosso dell’energia, Cassa Depositi e Prestiti e il Ministero dell’Economia e delle Finanze, suoi azionisti.
L’intento di Greenpeace e ReCommon, ai quali si sono uniti anche dodici tra cittadini e cittadine, è di obbligare Eni a rispettare l’Accordo di Parigi e che vengano riconosciute le responsabilità dell’azienda nella crisi climatica.
L’azienda per tutta risposta, a luglio aveva citato le associazioni ambientaliste in giudizio per diffamazione, una decisione che rientra nell’ambito delle “cause strategiche contro la pubblica partecipazione”, intentate da grandi gruppi di potere per disincentivare la protesta pubblica, sottraendo risorse economiche alle parti chiamate in causa.
Greenpeace: “Eni si difende anche con la consulenza di chi ha negato la crisi climatica”
Tra il team di consulenti tecnici che Eni ha interpellato nell’ambito dell’azione legale intrapresa da Greenpeace denominata “La Giusta Causa”, ci sono alcune personalità note per le posizioni antiscientifiche e negazioniste sul riscaldamento globale o per aver collaborato per diversi anni con altre aziende del fossile.
Si tratta di Carlo Stagnaro, direttore degli studi e delle ricerche dell’Istituto Bruno Leoni, think tank liberista noto anche per aver assunto a sua volta posizioni antiscientifiche sulla crisi climatica e di Stefano Consonni, professore ordinario di Sistemi per l’energia e l’ambiente del Dipartimento di Energia del Politecnico di Milano, presentato come esperto indipendente nonostante le collaborazioni con aziende globali dei combustibili fossili quali Exxon, BP e la stessa Eni.
L’associazione ambientalista solleva quindi dei dubbi sull’attendibilità delle consulenze richieste da Eni a supporto della sua difesa in Tribunale, augurandosi che il giudice rigetti le obiezioni mosse dall’azienda e istruisca il processo.
Greenpeace e ReCommon contro ENI, le richieste al Tribunale
Le richiesta delle associazioni e dei cittadini al Tribunale sono:
- l’accertamento del danno e della violazione dei diritti umani alla vita, alla salute e a una vita familiare indisturbata;
- l’obbligo per Eni a rivedere la propria strategia industriale per ridurre le sue emissioni di almeno il 45% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2020, come indicato dalla comunità scientifica internazionale, per mantenere l’aumento medio della temperatura globale entro 1,5° secondo il dettato dell’Accordo di Parigi sul clima;
- la condanna del Ministero dell’Economia e delle Finanze, azionista Eni, ad adottare una politica climatica che guidi la sua partecipazione nella società in linea con l’Accordo di Parigi.
Il giudice riceverà i documenti ricevuti da entrambe le parti a processo e deciderà sulle sorti della causa.
Greenpeace, Eni annuncia ancora profitti multimiliardari ottenuti sfruttando la crisi energetica del 2022
L’associazione ambientalista, nel giorno della prima udienza civile contro il colosso del fossile, denuncia i suoi profitti multimiliardari, annunciati dalla stessa Eni. “Tutto questo mentre lo sfruttamento dei combustibili fossili al centro del suo business contribuisce a lasciare al pianeta e a tutte e tutti noi un unico e inaccettabile dividendo: l’inferno climatico che ha come conseguenze morti e altissimi costi sociali ed economici”, si legge in un post su X di Greenpeace Italia.
Dopo aver sfruttato la crisi energetica del 2022 per fare utili record, #ENI oggi ha annunciato ancora una volta profitti multimiliardari (8,2 miliardi) e dividendi per i propri azionisti. Tutto questo mentre lo sfruttamento dei combustibili fossili al centro del suo business…
— Greenpeace Italia (@Greenpeace_ITA) February 16, 2024
Foto di copertina: Greenpeace