Cauto ottimismo da parte delle associazioni ambientaliste sulle proposte ambientaliste dell’Unione Europea: “Un testo importante ma restano delle lacune”.
La Commissione europea ha adottato nuove proposte legislative in tema ambientale che andranno di fatto ad aggiungersi a quel Green Deal europeo con il quale l’Unione europea vuole contribuire alla lotta alla crisi climatica.
Tre le principali modifiche introdotte: stop ai prodotti della deforestazione, gestione sostenibile dei rifiuti e tutela del suolo.
Primo capitolo, lotta alla deforestazione: stop ai prodotti frutto del disboscamento
Today, we have adopted new proposals to:
🏞️ stop deforestation
♻️ innovate waste management
🌍 make soils healthyThese are tools to move to a circular economy, protect nature and climate, and lift environmental standards in the 🇪🇺 and the world.#EUGreenDeal pic.twitter.com/XRBqbUOYDu
— European Commission 🇪🇺 (@EU_Commission) November 17, 2021
La novità più incisiva della nuova normativa europea riguarda la necessità di porre un argine alla deforestazione. I beni prodotti sfruttando intensivamente il suolo e provocando deforestazione, in qualunque parte del mondo questo accada, non potranno essere venduti sul mercato europeo.
“Chi consuma le foreste – ha spiegato Paolo Gentiloni, commissario europeo all’economia – non avrà accesso al mercato unico Ue. Non sarà consentita la vendita di carne, soia, olio di palma, legno, cacao e caffè prodotti in aree di nuova deforestazione”.
Chi consuma le foreste non avrà accesso al mercato unico #Ue. Non sarà consentita la vendita di carne, soia, olio di palma, legno, cacao e caffè prodotti in aree di nuova deforestazione. #EuGreenDeal #DeforestationFreeProducts
— Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) November 17, 2021
Una decisione resasi necessaria guardando i dati: dal 1990 al 2020 il mondo ha perso 420 milioni di ettari di foresta, un’area più ampia dell’Unione europea.
“Sempre più cittadini vogliono che mettiamo fine a tutto questo”, ha detto Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea con delega al clima e al Green Deal europeo.
“Operatori e commercianti – gli fa eco il commissario europeo per l’Ambiente, Virginijus Sinkevicius – saranno tenuti a disporre di informazioni di geolocalizzazione sulla terra in cui vengono prodotte le materie prime”. Dall’entrata in vigore delle nuove norme, aziende e autorità avranno un anno di tempo per adeguarsi.
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Secondo capitolo, rifiuti urbani: meno incenerimento, più riciclo
Just a few days after #COP26, these initiatives show that the EU is serious about the green transition. We have a tremendous amount of work to do: the actions we take to follow through on our ambitions are what really counts. #EUForests #EUWaste #EUSoil pic.twitter.com/7vzrn19qPQ
— Frans Timmermans (@TimmermansEU) November 17, 2021
Sul tema dei rifiuti e della possibilità di spostarli da una parte all’altra del territorio europeo per il loro smaltimento, la commissione ha le idee chiare.
“Trash is cash – ha detto il commissario Timmermans – i rifiuti sono denaro e non un problema”. Poi ha aggiunto: “Lo smaltimento in discarica e l’incenerimento devono essere resi più difficili e il riciclaggio deve essere reso più facile”.
Resterà ancora possibile trasportare i rifiuti prodotti in Unione europea in altri stati dell’Ue che hanno standard di smaltimento alti. Ma bisognerà ridurre al minimo le spedizioni di rifiuti in quei Paesi, soprattutto i Paesi non-Ocse, che hanno standard qualitativi di smaltimento molto bassi. Una novità importante se si pensa che dal 2004 l’Unione ha aumentato del 75% gli invii di rifiuti, che la metà è destinata a paesi non Ocse, e che oggi solo il 12% delle materie prime utilizzate nell’industria Ue proviene dal riciclo.
L’obiettivo di questa norma è spingere (senza obbligarli) aziende e stati a riciclare di più e avviare nuovi modelli di business per favorire l’economia circolare, rendendo semplicemente più complesso il ricorso ad attori esterni per lo smaltimento di rifiuti.
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Terzo capitolo, Suolo: ristabilire tutti gli ecosistemi del suolo entro il 2015
Healthy soils are the foundation for 95% of the food we eat.🌱
A new EU Soil Strategy sets a framework with measures for the protection, restoration and sustainable use of soils.
Our ambition: all ecosystems restored, resilient and adequately protected by 2050. pic.twitter.com/6Wbzk5hmEr
— European Commission 🇪🇺 (@EU_Commission) November 17, 2021
“Dipendiamo dal suolo per la maggior parte del nostro cibo, eppure il 70% del suolo non è in buone condizioni”, ha detto il vicepresidente Timmermans, che ha sottolineato i costi in termini di salute e sicurezza alimentare. Ma anche in termini economici: prendersi cura dei suoli costa ai contribuenti europei circa 50 miliardi di euro all’anno.
Le proposte della commissione, dunque, puntano a ristabilire la biodiversità degli ecosistemi del suolo dandosi come obiettivo temporale il 2050. Lo si farà aumentando il carbonio del suolo nei terreni agricoli, combattendo la desertificazione e ripristinando i terreni e i suoli degradati.
Ong ambientaliste: “Importante passo in avanti, ma restano lacune”
Oggi la Commissione ha pubblicato la bozza della normativa per fermare il commercio di materie prime prodotte distruggendo le #foreste, che però presenta alcune gravi lacune. Ecco cosa ne pensiamo👇 #Together4Forest https://t.co/6gt5y8Pbvm
— Greenpeace Italia (@Greenpeace_ITA) November 17, 2021
Una cauta soddisfazione è stata espressa da Greenpeace sulle novità introdotte dalla Commissione europea in termini di deforestazione, ripristino delle condizioni del suolo e gestione dei rifiuti.
Secondo Martina Borghi, responsabile per la campagna forestale di Greenpeace Italia, si tratta di “un importante passo avanti verso la protezione delle foreste del mondo, ma il testo presenta ancora gravi lacune”.
“La lista di prodotti e materie prime stilata dalla Commissione – ha spiegato Borghi – non include carne di maiale, carne di pollo, gomma e mais, la cui produzione è legata alla distruzione di foreste ed ecosistemi. Inoltre, la protezione accordata alle foreste rischia di non interessare altri ecosistemi di grande importanza per la salvaguardia della biodiversità e del clima del pianeta, come le savane e le zone umide”.
Borghi di Greenpeace, poi, rilancia: “È preoccupante che il rispetto delle normative internazionali per la tutela dei diritti umani non venga considerato tra i requisiti per immettere questi prodotti sul mercato comunitario, lasciando i Popoli Indigeni e le comunità forestali tradizionali esposti ad abusi e violenze. Chiediamo alla Commissione Europea di sostenere l’adozione di una normativa rigorosa ed efficace, in grado di proteggere davvero gli ecosistemi del pianeta e chi da sempre li difende”.
BREAKING 🚨 The @EU_Commission has presented its long-awaited proposal for an EU #deforestation law.
It is a strong start, but loopholes remain.
Check our reaction ➡️ https://t.co/ejiVe0T4T7#Together4Forests pic.twitter.com/QKlLziMxAP
— WWF EU (@WWFEU) November 17, 2021
Posizione simile quella del Wwf che tramite Ester Asin, direttrice del suo ufficio europeo fa sapere che “con questa proposta, la Commissione europea ha creato le basi affinché l’Ue diventi la prima regione ad affrontare in modo completo il proprio ruolo nella deforestazione globale. Questa legge è stata una promessa centrale dell’European Green Deal ed è uno degli elementi fondamentali dell’azione globale per il clima e la biodiversità, quindi è fondamentale che il livello di ambizione sia mantenuto e rafforzato dalle altre istituzioni“. Ma – aggiunge – mancano degli aspetti essenziali.
La legge proposta – spiegano dall’European Policy Office del Wwf – contiene scappatoie che riducono le grandi possibilità dell’Ue di tenere fuori dal mercato la distruzione della natura. “In particolare – dichiara la direttrice Asin – il Wwf aveva sostenuto che altri ecosistemi oltre alle foreste dovrebbero già essere inclusi nel campo di applicazione della legge fin dall’inizio, cosa che attualmente non avviene”.