Governo, piano B del M5S. Di Maio avverte Salvini: convergenze anche a sinistra. In vista delle Consultazioni al Quirinale (che inizieranno il 4 aprile) e all’indomani degli incontri con i gruppi parlamentari, il capo politico del M5S, Luigi Di Maio avverte la Lega (suo principale interlocutore fino ad ora): ci sono convergenze anche a sinistra.
“Prima di presentarci dal Presidente Mattarella abbiamo invitato i capigruppo delle altre forze politiche al confronto, per sapere prima se ci sono convergenze sui temi importanti del Paese e posso dirvi che ci sono, sia a destra sia a sinistra. Ce lo aspettavamo. Perchè le idee che portiamo avanti sono di buon senso e non hanno etichette ideologiche” – spiega Di Maio, sottolineando come il Pd, non andando agli incontri, “sta ancora portando avanti la linea di porsi come freno al cambiamento“.
“La strada è tracciata – aggiunge poi – la settimana prossima sarà importantissima e vi prego di continuare a sostenerci e a starci vicino”.
In ogni caso, l’incarico di governo, deve andare al candidato premier del M5S che “è stato il più votato”.
Di Maio ribadisce il suo no a “premier non votati da nessuno o peggio che hanno perso”.
Subito pronta la risposta di Matteo Salvini che parla di disponibilità a “dialogare con tutti” ma senza essere “subalterni a nessuno, visto che il centrodestra è la coalizione più votata dagli italiani”.
Atteso, prima del 4 aprile, il faccia a faccia tra Di Maio e Salvini.
Sulla stessa linea della Lega, c’è Forza Italia.
Per il governo – spiega Mara Carfagna – “si parte dal perimetro del centrodestra. Abbiamo il dovere di prendere in mano il Paese per risolvere le emergenze dell’Italia, a partire da quella della disoccupazione e della povertà. Abbiamo il dovere di ricercare alleanze, sulle idee non sulle poltrone. Bisogna trovare convergenze sui programmi alla luce del sole. Anche con i pentastellati, che non possono rifiutare il dialogo con chi è stato votato dai cittadini. Il gioco dei veti è pericoloso è infantile”.
E sul rapporto tra FI e Lega – spiega ancora la neo vicepresidente della Camera, “la partita delle presidenze delle Camere ha dimostrato che l’alleanza regge. Tutti i leader del centrodestra lavoreranno per rispettare il mandato avuto dai cittadini. Non credo in un’Opa della Lega. Il centrodestra è forte perchè plurale. E il baricentro è nella sua anima moderata, liberale e riformista”.
In casa Pd, Dario Franceschini, sostenuto da Andrea Orlando, chiede di discutere la linea del partito sul governo prima delle consultazioni.
“Il quadro emerso dalle urne non ci consente di realizzare il nostro progetto da soli o in alleanza. Questo non ci esime dall’indicare le nostre priorità. Proporre un’agenda sociale al Paese, altrimenti la nostra posizione sarà subalterna e chiusa nel palazzo” – afferma il ministro Andrea Orlando, in un’intervista al Corriere della Sera, e poi spiega – “non abbiamo molto tempo e io vedo due strade. Attendere l’eventualità che Forza Italia sia dilaniata dall’opa di Salvini e capitalizzare l’uscita di parte di quell’elettorato, oppure provare a recuperare i milioni di voti popolari andati a Lega e
5 Stelle”.
“Le due strade sono incompatibili. Io credo si debba seguire quella che evita che una parte dell’elettorato di sinistra sia consegnato a forze antisistema”.
In merito al M5S – spiega il ministro della Giustizia – “un conto è il dialogo, che è doveroso con una forza che ha raccolto un terzo dei voti, un conto sono le alleanze, che non vedo percorribili. Più che di questo, tuttavia, mi preoccuperei del dialogo con il Paese, che non si costruisce solo con un posizionamento tattico”.
Un varco nel muro alzato da Matteo Renzi dopo la sconfitta elettorale.
Il reggente Maurizio Martina media e rinvia il confronto a dopo il primo giro di consultazioni, quando si riuniranno gruppi parlamentari e direzione.
Renzi invece, ribadisce la sua linea: “non c’è da discutere, si legge nella sua E-news, perché la situazione politica è chiara, M5s e centrodestra prima o poi faranno il governo. E al Pd, che starà all’opposizione, restare fuori può fare molto bene.
“La prima prova è stata l’elezione dei Presidenti della Camere. Si è concretizzata una convergenza che noi già segnalavamo da tempo, prima della campagna elettorale: Lega e 5 Stelle hanno molte idee comuni, dall’euroscetticismo all’immigrazione, dalla propaganda antiscientifica al silenzio sui diritti civili – sostiene il neo vicepresidente della Camera, Ettore Rosato (Pd).
Quanto ai ‘vincitori‘ delle elezioni, per Rosato “hanno usato l’affermazione elettorale per occupare tutti i posti e trasformare le poltrone per tutelare gli equilibri interni al Movimento Cinque Stelle, insomma per farsi un congresso sulla pelle delle istituzioni. Ottenendo due risultati: uno strappo nelle prassi parlamentari che hanno visto da sempre maggioranze ed opposizioni partecipare con pari dignità alla gestione delle due Camere; e una forzata pacificazione interna. Sicuramente sarà una gestione poco collegiale, anche poco trasparente per le forze di opposizione. C’e’ il rischio reale che qualcuno ne faccia una tribuna – e qualcosa di piu’ – per campagne di pura demagogia”.