Alcuni lavori sono stati stralciati, altri rimandati oltre l’Anno Santo. E poi ci sono quei progetti controversi inseriti a sorpresa nel programma complessivo degli interventi.
Manca sempre meno al Giubileo, ma a Roma i cantieri vanno avanti da oltre un anno. Lo sanno benissimo i cittadini, costretti da diversi mesi a vivere disagi di ogni genere, a cominciare dal traffico ancora più congestionato del solito. Ma la Capitale è davvero pronta per l’Anno Santo? Tra lavori, operazioni di bonifica e decoro, progetti e grandi investimenti, non sembra proprio. E lo dimostra un’inchiesta condotta da Claudia Di Pasquale per Report.
Con il Giubileo, il sindaco Roberto Gualtieri è stato nominato commissario straordinario e si sta occupando di tutta una serie di investimenti e progetti che dovrebbero garantire non solo ai pellegrini, ma anche e soprattutto ai residenti di Roma, una città più vivibile e funzionale. I piani sono molto ambiziosi: investimenti pubblici e privati, anche molto ingenti, dovrebbero consentire a Roma di avere, dal 2025, una nuova veste.
Tra i vari interventi previsti per il Giubileo, troviamo davvero di tutto: nuovi autobus e riqualificazioni delle stazioni della metropolitana; ristrutturazioni dei pronto soccorso; rifacimento di strade, marciapiedi e sottopassi (oltre alla realizzazione di nuovi); restauro di fontane e sistemazione dei ponti sul Tevere; impianti di videosorveglianza; realizzazione di case famiglia e ostelli; nuove piste ciclabili e parchi urbani. Proprio questi ultimi sembrano stare molto a cuore alla Giunta capitolina e in particolare all’assessore all’Ambiente, Agricoltura e Ciclo dei rifiuti, Sabrina Alfonsi. Che punta molto sui vari parchi d’affaccio sul Tevere che dovrebbero andare a formare il più grande parco lineare di Roma. I lavori, però, vanno decisamente a rilento. E pensare che, nel giro di 18 mesi, gli interventi previsti sono saliti da 88 a 322 (con i costi che sono lievitati da 2,3 miliardi a 3,7 miliardi di euro), senza contare quei 335 lavori che rientrano nel programma Caput Mundi e finanziati dai fondi del Pnrr.
Tutta la città appare disseminata, e non da ieri, di tendopoli e baraccopoli, che si concentrano soprattutto intorno alla stazione Termini, alle Mura Aureliane e sulle rive del Tevere. In alcuni casi, si è scelta la strada più drastica, quella degli sgomberi forzosi senza preavviso, ma in altri, nonostante i proclami, baracche e tende restano proprio dove dovrebbero sorgere i parchi d’affaccio sul Tevere. Sia il principale fiume di Roma, che l’Aniene, sono pieni di discariche abusive di rifiuti e i lavori di bonifica, anche se dovessero partire all’istante, difficilmente saranno pronti per il Giubileo.
Se alcuni lavori sono stati già ultimati e altri saranno conclusi nelle prossime settimane, alcuni interventi sono stati rimandati o stralciati. Impossibile, infatti, terminarli prima dell’inizio dell’Anno Santo. Ed è così che ci si imbatte in casi come il parcheggio sotterraneo nei pressi di piazza Cavour (in un punto a forte rischio idrogeologico a causa della vicinanza del Tevere), in una piazza Risorgimento pedonalizzata solo a metà (con l’amara situazione di alcuni commercianti), in una via Ottaviano che da strada dello shopping è diventata un cantiere infinito o negli scavi di piazza Pia, che hanno dato alla luce diversi reperti archeologici come ampiamente prevedibile e previsto dalle stesse autorità competenti. Per realizzare il sottopasso nella zona senza intoppi, si è proceduto, in modo controverso, alla rimozione e al trasferimento di tutti i reperti archeologici, compreso un muro facente parte del Portico di Caligola.
Il tempo stringe, i lavori sono in ritardo e le migliori intenzioni vengono vanificate ulteriormente da complessi problemi di natura burocratica. Un esempio eloquente è quello del Tevere, in cui le competenze sono eccessivamente frammentate: le scalinate che portano al fiume sono gestite dal Comune di Roma (che ne ha affidato la pulizia ad Ama), i muraglioni dalla Soprintendenza, le banchine, le sponde e le rampe dalla Regione Lazio. Difficile coordinare tre diversi Enti nel giro di pochi mesi, e infatti i risultati sono evidenti: i progetti inizialmente previsti sono stati nettamente ridimensionati nel tempo.
Come se non bastasse, negli interventi del Giubileo è stato inserito anche il progetto, decisamente controverso, che dovrebbe trasformare il porto turistico di Fiumicino in un porto in cui far arrivare persino le navi da crociera. Un progetto inspiegabile per vari motivi: una concessione di 90 anni a Fiumicino Waterfront (società partecipata del colosso Royal Caribbean), senza gara e sfruttando un’anomalia normativa; la presenza, ad una distanza relativamente breve, di un porto crocieristico come quello di Civitavecchia, il secondo più grande d’Europa e il quinto al mondo; la necessità di effettuare una serie di interventi che non saranno pronti prima di qualche anno (occorre creare due canali artificiali larghi 200 metri, profondi 12 e lunghi complessivamente 2 km, ma per farlo sarà necessario dragare tre milioni di m³ di sabbia a causa delle caratteristiche sfavorevoli dei fondali, e ripetere costantemente l’operazione); i tempi ristretti concessi al pubblico nella fase di Valutazione d’impatto ambientale; la soluzione, giunta in extremis, di far arrivare a Fiumicino i passeggeri delle navi da crociera a bordo dei tender.