Il bracconaggio, la perdita di habitat e i conflitti con la presenza umana continuano a minacciare la loro esistenza.
Il 12 agosto di ogni anno si celebra la Giornata mondiale degli elefanti. Questi enormi mammiferi proboscidati, presenti nel mondo in tre specie diverse, sono sempre più a rischio di estinzione. A lanciare l’allarme, come di consueto, è il Wwf: in Asia gli elefanti sono circa diecimila e occupano solo il 5% del loro areale storico, mentre in Africa, nell’ultimo secolo, si è perso il 90% degli esemplari totali.
Le minacce all’esistenza degli elefanti, nonostante il passare degli anni e massicce campagne di sensibilizzazione, prevenzione e repressione, sono sempre le stesse: il bracconaggio legato al commercio di avorio, ma anche la perdita di habitat e i conflitti con la presenza umana. In Asia, il Wwf collabora con l’Asian Elephant Alliance per garantire il futuro dell’elefante asiatico, mentre in Africa da oltre 30 anni si lavora attivamente per contrastare il bracconaggio (si pensi, ad esempio, al noto programma Traffic contro il commercio di avorio).
Se ormai è innegabile come l’uomo e le altre specie, nell’universo della biodiversità, siano profondamente interconnesse, non sempre il ruolo prezioso degli elefanti viene riconosciuto. Eppure, gli elefanti vengono definiti dagli etologi come “ingegneri dell’ecosistema e giardinieri della foresta”. Gli elefanti asiatici, infatti, svolgono funzioni cruciali per la sopravvivenza di tante altre specie, disperdendo semi e sostanze nutritive attraverso i loro escrementi, creando percorsi nelle foreste dense e modificando gli habitat forestali a beneficio di altri animali. Si pensi, ad esempio, alle loro impronte che possono formare piccoli ecosistemi che diventano l’habitat per organismi come piccoli anfibi.