Un’emergenza già tristemente reale nel nostro Paese. Il settore più colpito è quello agricolo, ma le conseguenze sono devastanti per tutti.
Nella Giornata Mondiale contro la desertificazione, emergono dati decisamente preoccupanti per quanto riguarda l’Italia. A diffonderli è Greenpeace, che lancia l’allarme per un Nord sempre più caldo, un clima sempre più tropicale e una siccità concentrata soprattutto al Sud ma che, in tutto il Paese, mette a rischio l’intero settore agricolo, con i suoli che sono sempre più poveri di acqua e le tecniche di coltivazione intensiva che aggravano la situazione impoverendo il terreno.
In tutta Italia, gli inverni sono sempre più caldi, ma è il Nord a scaldarsi di più e a registrare le maggiori anomalie anche in termini di precipitazioni. In appena due mesi dello scorso inverno, infatti, nelle Regioni settentrionali è caduta la stessa quantità d’acqua della somma dei tre inverni precedenti. Negli ultimi tre anni, invece, il Centro e soprattutto il Sud e le Isole maggiori sono stati caratterizzati da una siccità epocale, concentrata soprattutto nel 2022.
A fare le spese della desertificazione, però, non è solo l’agricoltura, che per far fronte alla siccità deve impiegare sempre più risorse idriche che iniziano a scarseggiare. I terreni sono sempre più aridi e incapaci di assorbire la pioggia, che cade erodendo i primi strati del suolo, quelli più fertili. Anche per questo, con precipitazioni più intense, aumenta il rischio di alluvioni.
La desertificazione sempre più incombente mette a rischio anche prodotti di eccellenza del Made in Italy e della dieta mediterranea: nelle aree più colpite dalla siccità e dall’inaridimento del terreno, infatti, si concentrano soprattutto le coltivazioni di agrumi, ulivi e grano duro. Anche per questo, Greenpeace chiede al governo misure per ridurre i consumi idrici nell’agricoltura, privilegiando la produzione di cibo a quella dei mangimi animali, scegliendo tecniche agroecologiche per migliorare la salute dei suoli, ma soprattutto aggiornare il Pniec fissando obiettivi più ambiziosi di riduzione delle emissioni climalteranti. In ultimo, viene chiesto anche di contrastare la diffusione di contaminanti pericolosi per l’ambiente e la salute, come le microplastiche, i pesticidi e i PFAS.
A confermare la gravità della situazione anche l’Osservatorio sulle risorse idriche dell’Anbi, che sottolinea come la desertificazione riguardi sempre più da vicino almeno un miliardo di persone residenti in circa 200 Paesi. Tra questi ci sono Cina, India, Pakistan, diverse nazioni africane, mediorientali e sudamericane, ma anche vari Paesi dell’Europa mediterranea, Italia compresa. Un problema che si rifletterà, nel medio-lungo termine, in un aumento dei migranti climatici: secondo l’Onu, nei prossimi decenni, almeno 250 milioni di persone in tutto il mondo saranno costrette a lasciare le loro terre di origine verso regioni più vivibili.
“La desertificazione avanza e crea allarme in particolare per agricoltura e turismo in Italia e per boom di rifugiati climatici che scapperanno dall’Africa. Il governo deve agire e considerarla un’emergenza seria” – il commento di Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde – “Servono azioni di tutela dei suoli, di risparmio idrico e tecnologie ecodigital in Italia e da esportare gratuitamente ai paesi poveri soprattutto dell’Africa sub-sahariana“.